I dati relativi alla salute fisica e mentale dei cittadini non devono essere più disponibili per il pubblico sui siti web dei Comuni. A stabilirlo è il Garante per la privacy, che ha recentemente fatto oscurare i dati personali di diversi cittadini apparsi sui siti web di dieci comuni italiani di piccola e media grandezza.
Sui siti pubblici venivano infatti pubblicate le ordinanze con i quali i sindaci stabilivano un trattamento sanitario obbligatorio per alcuni abitanti. Su tali siti web venivano infatti pubblicati i dati anagrafici dei cittadini, ma anche segnalate le patologie di cui erano affetti, come, ad esempio, “infermità mentale” o “persona affetta da manifestazioni di ripetuti tentativi di suicidio”.
Trattamento illecito dei dati personali, lesione alla dignità della persona e violazione del diritto di privacy: il Garante stabilisce la rimozione delle informazioni dai siti pubblici e promette sanzioni per i Comuni che non rispettino le nuove norme. Ad aggravare la situazione è la possibilità di reperire tali informazioni anche attraverso motori di ricerca come Google, semplicemente digitando nome e cognome di un individuo. A tal proposito il Garante ha espressamente ordinato ai Comuni colpevoli di tale violazione di attivarsi presso i responsabili dei principali motori di ricerca affinchè vengano immediatamente rimosse tutte le copie web esistenti delle ordinanze. “La sacrosanta esigenza di trasparenza della Pubblica amministrazione – ha quindi commentato sul tema Antonello Soro, Presidente dell’Autorità – non può trasformarsi in una grave lesione per la dignità dei cittadini interessati. Prima di mettere on line sui propri siti dati delicatissimi come quelli sulla salute, le pubbliche amministrazioni, a partire da quelle più vicine ai cittadini, come i Comuni, devono riflettere e domandarsi se stanno rispettando le norme poste a tutela della privacy. E devono evitare sempre di recare ingiustificato pregiudizio ai cittadini che amministrano. Oltretutto, errori gravi e scarsa attenzione alle norme comportano come conseguenza che il Garante debba poi applicare pesanti sanzioni” .