Un italiano su tre ammette di aver intenzionalmente falsificato le informazioni personali e i dati al momento della registrazione per prodotti e servizi online.
Lo dicono i risultati di una ricerca globale commissionata da RSA rivelando un forte e continuo scetticismo espresso dai consumatori di casa nostra rispetto a come vengono utilizzate le proprie informazioni.
Da noi questo il dato è ancora più allarmante se si guarda ai consumatori più giovani, che nel 47% dei casi dichiarano di avere falsificato intenzionalmente le informazioni.
Messa a punto allo scopo di di far luce sul valore che oggi i consumatori attribuiscono alla sicurezza delle informazioni personali, evidenziando fino a che punto si spingerebbero per proteggerle e quale possa essere l’impatto di business conseguente per le organizzazioni, l’indagine ha evidenziato come, in Italia, il 56% degli intervistati ha dichiarato che eviterà di fornire dati personali a un’azienda che sa aver venduto o utilizzato i dati senza consenso in passato.
Inoltre, il 64% degli intervistati di casa nostra ha affermato che la reputazione dell’azienda rispetto alla gestione dei dati dei clienti ha influito sulle sue decisioni di acquisto portandoli nel 64% dei casi alla scelta di boicottare completamente un’azienda che abbia ripetutamente mostrato mancanza di rispetto per la protezione dei dati dei clienti.
Le principali preoccupazioni degli italiani
Nel sondaggio promosso da RSA risulta che le due principali preoccupazioni dei consumatori italiani (81% in entrambe le risposte) sono la protezione delle credenziali bancarie e finanziarie e delle informazioni di sicurezza, come le password.
I rischi che spaventano di più gli italiani, in particolare, sono il furto monetario (78% degli intervistati), il furto di identità (77%) e la pubblicazione di informazioni imbarazzanti o sensibili (54%).
Quasi la metà degli italiani, con una percentuale del 49% rispetto a una media globale del 36%, dichiara di temere di essere ricattato con immagini o messaggi privati rubati.
Tali livelli elevati di preoccupazione sono probabilmente il risultato di una maggiore consapevolezza delle violazioni dei dati da parte del pubblico in generale, con tre quarti dei consumatori nel nostro Paese (75% rispetto a una media del 72%) che affermano di essere più consapevoli di tali minacce rispetto a cinque anni fa.
L’altro lato della medaglia
Falsificare le informazioni personali non è, però, l'unico modo in cui i consumatori cercano di proteggere i propri dati online. Otto italiani su dieci dichiarano di limitare attivamente la quantità di informazioni personali che mettono online o condividono con le aziende – e per quelle organizzazioni che hanno faticato in passato per mantenere le informazioni sicure, le conseguenze possono essere gravi.
Esiste anche un aspetto positivo: per vincere le preoccupazioni relative ai dati rubati, i consumatori sono disposti a premiare quelle aziende in grado di provare che i dati vengono gestiti in modo responsabile – con il 58% degli intervistati nel nostro Paese che si dichiara più disponibile ad acquistare prodotti da un’azienda che può dimostrare seriamente di saper proteggere i propri dati.