Maneggiare con cura. Sembra questo l’imperativo di Ibm con i social network. Grande attenzione “Non bisogna mai avere paura delle novità”, spiega Alessandro Chinnici, ma un utilizzo oculato perché “Dove Ibm mette la faccia vuole gestire”. Chinnici, Software specialist per Lotus, è uno degli esperti di Big Blue per quanto riguarda i modelli di social software tipici del mondo Web 2.0.
Partecipa a conferenze ed eventi portando la “voce” ufficiale di Ibm per conto della quale ha il delicato compito di sviluppare il business promuovendo strategie, tecnologie, prodotti e soluzioni di cui il mercato ha bisogno. Presta orecchio a ciò che il mercato sogna di avere. ascolta i rumours affissi nelle bacheche di Facebook, legge i 140 caratteri twittati su Twitter, i commenti pubblicati nei blog più seguiti dagli appassionati. E fa tesoro delle proposte e delle idee più stimolanti.
“Riguardo ai social network Ibm ha una doppia connotazione: una interna, pensata come strumento utile al miglioramento organizzativo nell’ambito del web 2.0, e una esterna, le cui competenze diventano un innovativo supporto al marketing. La nostra esperienza va vista quindi in duplice veste. Siamo partiti già nel 2004-05 a sperimentare all’interno questi strumenti perché Ibm è una grande organizzazione. Abbiamo “rimesso a far ballare l’elefante”, parafrasando ciò che disse il grande Louis V. Gerstner nel ’92 (“Who Says Elephants Can’t Dance?” è il titolo del libro, ndr): per cui studiarne i meccanismi è servito prima come spinta all’interno. Contemporaneamente abbiamo cercato di capire i motivi della crescita, anzi, dell’esplosione di Facebook o Myspace. Prima si deve capire e poi saper usare”.
Avete quindi creato una sorta di Fb interno a Ibm?
“Sì, si tratta di uno strumento che supera le barriere di mail e chat e permette di condividere rapidamente i profili delle risorse umane allo scopo di far sapere chi-fa-cosa-e-dove a tutti i 400mila dipendenti nel mondo. Tutti sono stati responsabilizzati. Oggi è tema di tutte le grandi aziende che sono oggetto di fusioni, acquisizioni, cambiamenti demografici: variano le organizzazioni con costole produttive e delocalizzazione. Utilizzare questo software consente la gestione più efficace delle risorse umane: si usano social network simili a Facebook nei quali però si sa con certezza che il mio interlocutore è realmente la persona che ha quello skill particolare. Quindi tutta la componente dello skill management è condivisa con la comunità d’interesse interna allo scopo di accoppiare e accomunare progetti e interessi di persone anche in diversi continenti”.
La strategia è articolata, ma rigorosa. Delle guidelines spiegano cosa è bene fare con gli strumenti social e, secondo i dati del Social Medai Examiner, oltre a non esistere un Ibm corporate blog o Twitter account, Big Blue ha 17.000 blog interni con 100.000 dipendenti che li utilizzano. Oltre 53.000 dipendenti partecipano attivamente al Facebook interno, Social Blue, mentre qualche migliaio cinguettano su Twitter, quasi 200.000 sono su Linkedin e 50.000 fanno parte dell’alumni network su facebook e Linkedin.
Tutto questo ha un risvolto anche esterno che si traduce in nuovi prodotti per i vostri clienti.
“Sì, da qui è partita anche la connotazione “esterna”, ovvero la produzione di tecnologie a supporto delle aziende e commercializziamo questa soluzione. Oggi, alla terza release, anche la pubblica amministrazione si è rivolta a noi. Sull’utilizzo dei social network l’attenzione delle aziende cresce anche se rimane un po’ di confusione su cosa usare all’interno e cosa all’esterno. I social network, infatti, non sono tarati per le aziende, non hanno funzionalità specifiche di gestione né di controllo e sicurezza. Sono estremamente democratici e questo va bene, ma le aziende stanno imparando a usarli anche facendo attenzione a non fare autogoal. L’obiettivo è utilizzare quei meccanismi per stabilire contatti ma con confini più protetti”.
Quindi non vedremo mai una “Ibm fan page” ufficiale su Facebook o Twitter (quella attualmente presente non è di Ibm, ndr)?
“Dove Ibm mette la faccia vuole gestire. Per esempio, su Youtube ci siamo con tonnellate di video. Ma se voglio dialogare con le top 100 aziende lo faccio in un ambiente sicuro. Parliamo quindi di due canali diversi con due obiettivi diversi”.