35 diplomatici russi che lavorano per i servizi informativi e di sicurezza sono stati espulsi dagli Stati Uniti con l’accusa di essere spie responsabili dell’attacco degli hacker che ha minacciato l’integrità delle elezioni americane. La rappresaglia è scattata giovedì, quando il presidente Barack Obama, in vacanza alle Hawaii, ha fatto scattare le nuove sanzioni volte a punire le azioni di interferenza portate avanti dal Cremlino nei confronti delle elezioni statunitensi, ma che in futuro potrebbero coinvolgere anche altri paesi democratici, inclusi stati europei.
La risposta decisa di Obama è arrivata nonostante la consapevolezza che probabilmente il suo successore, Donald Trump, tra tre settimane sarà libero di invertire la rotta.
“Agiremo secondo il principio di reciprocità” fa sapere il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, che ha già inviato a Vladimir Putin una lista di 35 diplomatici Usa da dichiarare ‘persona non grata’. La Russia sta inoltre valutando la possibilità di vietare agli Stati Uniti l’uso di due strutture concesse a diplomatici e funzionari americani. Putin, dal canto suo, pare aver optato per una reazione soft decidendo di non espellere i diplomatici americani in risposta alle azioni di Washington.
Intanto la posizione di Trump si fa sempre più difficile perché confermando le sanzioni di Obama perderà la sua credibilità agli occhi di Putin e non confermandole entrerà di fatto in rotta con il Congresso e la CIA, che continuano a chiedere inchieste sulle interferenze russe.