In un momento in cui l’innovazione digitale accelera a ritmi senza precedenti, dall’adozione dell’intelligenza artificiale all’evoluzione delle architetture IT, le Direzioni IT si trovano a un bivio: continuare a gestire l’infrastruttura o diventare veri motori di cambiamento per il business.
Su questo tema interviene Stefano Mainetti, Executive Chairman di adesso.it, con una riflessione dedicata all’evoluzione del ruolo dei CIO e al loro crescente impatto sull’organizzazione. Stefano Mainetti analizza le leve principali di questa trasformazione, evidenziando come la combinazione di agilità organizzativa, architetture modulari e nuove metriche di governance possa trasformare la Direzione IT in un vero partner strategico del business, capace di coniugare efficienza e innovazione dirompente.
Buona lettura!
Rivoluzione digitale: come evolvono CIO e Direzione IT per un maggiore impatto in azienda
La rapida diffusione delle tecnologie digitali sta trasformando il ruolo delle Direzioni IT: da gestori dell’infrastruttura a motori dell’innovazione digitale. CIO e Direzione IT diventano protagonisti del cambiamento, orchestrando impatti organizzativi, tecnologici e culturali.
In uno scenario segnato da rapide accelerazioni – come l’adozione dell’AI o la sempre più rapida obsolescenza del parco applicativo – i CIO cercano approcci che vadano oltre la semplice gestione operativa.
Secondo i dati della Digital Transformation Academy 2024 (Politecnico di Milano), nei prossimi tre anni il focus si sposterà verso una collaborazione strategica con il business, con crescente attenzione alla misurazione degli impatti e all’agilità decisionale e operativa.
Non basta più consegnare progetti on time, on budget. Serve innovare in collaborazione con le linee di business, dove le priorità cambiano rapidamente e l’incertezza è sistemica.
FONTE Digital Transformation Academy, 2024, survey CIO di 137 grandi aziende italiane
Garantire continuità operativa, sicurezza e affidabilità resta essenziale. Ma non è più sufficiente. Con l’innovazione travolgente nella quale siamo immersi, è necessario coniugare l’innovazione incrementale con quella più discontinua, capace di generare impatti dirompenti.
Coniugare l’innovazione incrementale con quella dirompente
La vera sfida è evolvere da modelli superati verso assetti più flessibili, in grado di integrare l’efficienza del core business con la sperimentazione di nuovi modelli di valore. Questo richiede un duplice intervento: organizzativo e architetturale.
Il paradigma tradizionale – gerarchie rigide, waterfall, architetture monolitiche – garantiva stabilità e controllo, ma oggi risulta inadeguato. La Direzione IT non è più un esecutore passivo: è un partner strategico che contribuisce direttamente alla generazione di valore.
Per riuscirci, occorre superare i silos, adottare metodologie agili e riorganizzare il lavoro attorno a valore, lavoro in team, apprendimento e adattabilità.
Anche sul piano tecnologico si segue una traiettoria simile: si passa da rigide architetture monolitiche a sistemi modulari, distribuiti e componibili, che garantiscono scalabilità, integrazione e flessibilità.
Fonte: rielaborazione da S. Mainetti, F. Saraceni, supplemento Harvard Business review 4.2021
L’organizzazione agile orientata al valore, supportata da architetture modulari, non solo abilita l’innovazione dirompente, ma migliora anche la gestione dell’incrementale. Il modello tradizionale si limita a ottimizzare l’esistente. Quello oggi necessario abilita ambidestrismo: eccellenza operativa nel core business ed esplorazione di nuovi modelli di valore.
L’evoluzione organizzativa: verso una agilità end-to-end
Per diventare un vero partner strategico del business, la Direzione IT deve promuovere un’importante evoluzione culturale, basata su agilità, collaborazione e responsabilità condivisa.
Si passa da approcci sequenziali e compartimentali a framework iterativi e collaborativi, capaci di sostenere l’intero ciclo dell’innovazione: dall’ideazione alla gestione operativa di applicazioni e infrastrutture.
Fonte: rielaborazione Geert Claes, “When, which … Design Thinking, Lean, Design Print, Agile?” – 2017
Il modello rappresentato in figura include le quattro fasi percorso di innovazione end-to-end:
- Design Thinking per comprendere a fondo i problemi;
- Lean Startup per esplorare rapidamente le fonti di valore;
- Agile per sviluppare soluzioni in modo iterativo;
- DevOps per rilasciare e ottimizzare in continuità.
Questi approcci condividono principi comuni: centralità dell’utente, iteratività, apprendimento continuo, orientamento al valore e lavoro multifunzionale. È su questi principi che si costruisce la trasformazione dei CIO da tecnici a abilitatori del cambiamento digitale.
Governance e metriche per sostenere il cambiamento
Ma quando si tratta di evolvere il proprio mindset, le difficoltà non mancano. Come coniugare il miglioramento continuo con i vincoli operativi? Come portare il business ad accettare cicli iterativi, abbandonando l’illusione di requisiti statici e definitivi? Come bilanciare agilità e compliance senza generare conflitti interni?
Per affrontare queste tensioni, serve una governance agile, che favorisca coordinamento tramite obiettivi chiari e metriche condivise, evitando nuove rigidità.
Le sole metriche operative (es. uptime, incidenti, performance) non bastano più. Vanno integrate con:
- metriche di processo (lead time, cycle time, throughput, …);
- metriche di governance (allineamento tra backlog e obiettivi strategici, maturità della collaborazione interfunzionale, gestione delle dipendenze organizzative, adozione di pratiche come il rolling budget, …);
- metriche di impatto sul business (time-to-value, adoption rate, incremento dei ricavi o riduzione dei costi abilitati digitalmente).
Queste metriche devono essere trasparenti, condivise e accessibili, per creare un linguaggio comune e una base oggettiva su cui costruire fiducia, apprendimento e miglioramento continuo sia all’interno dei team, sia con tutti gli stakeholder coinvolti.
Architetture evolutive per abilitare l’innovazione
La trasformazione digitale richiede architetture IT più aperte, interoperabili e adattabili. I modelli a silos devono evolvere verso sistemi modulari e componibili, basati su microservizi e API, capaci di integrarsi fluidamente con l’intero ecosistema digitale.
In questo contesto, i dati diventano la risorsa strategica centrale per generare valore. Solo un’architettura modulare, data-driven ed evolutiva può abilitare appieno l’evoluzione delle applicazioni e l’integrazione di nuove capability di Intelligenza Artificiale, in particolare nella sua forma più avanzata: quella agentica, capace di agire in modo autonomo, adattivo e proattivo.
Perché questo avvenga, serve una base tecnologica flessibile, con flussi informativi in tempo reale, interfacce ben progettate e solida governance dei dati.
Non si tratta di costruire “l’architettura perfetta”, ma di intraprendere un percorso continuo, in grado di adattarsi progressivamente.
Solo così l’architettura diventa abilitante, supportando e favorendo l’innovazione in modo sostenibile.
Assumere una postura nuova
L’evoluzione della Direzione IT consiste nel contribuire in modo visibile, misurabile e riconosciuto agli obiettivi di crescita, efficienza, innovazione e resilienza dell’impresa.
Il CIO non è più un garante tecnico, ma un costruttore di valore.
Molti CIO, tuttavia, vivono una fase intermedia: intuiscono la trasformazione, ma mancano strumenti concreti per attuarla. Sono frenati da modelli organizzativi rigidi e da sistemi legacy che ostacolano il cambiamento.
In questo scenario, non cambiare è il rischio più grande:
- si perde rilevanza strategica,
- si consolida il lock-in tecnologico,
- si resta ai margini delle decisioni,
- crescono le tensioni con le altre funzioni, che chiedono più tempestività e innovazione.
La buona notizia è che anche il business inizia a cogliere l’urgenza del cambiamento. Serve far leva su questa convergenza per costruire linguaggi comuni, spazi di confronto e pratiche condivise.
Solo così si potrà ripensare non solo la tecnologia, ma l’intera azienda.
di Stefano Mainetti, Executive Chairman di adesso.it