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    Dal break & fix al predict & prevent: perché l’ICT richiede un salto culturale

    By Laura Del Rosario27/11/20258 Mins Read
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    Tra cloud, intelligenza artificiale e continuità operativa, Innovaway scommette su un modello “predict & prevent” e punta a crescere e diventare un riferimento nel mercato italiano. Intervista ad Antonio Burinato, DG della società

    Antonio Burinato, Direttore Generale di Innovaway
    Antonio Burinato, Direttore Generale di Innovaway

    In un panorama tecnologico che evolve a una velocità mai sperimentata prima, imprese e Pubbliche Amministrazioni si trovano a gestire un livello di complessità digitale senza precedenti. Cloud, automazione avanzata e intelligenza artificiale generativa stanno ridisegnando i modelli operativi, imponendo nuove priorità e nuove responsabilità. In questo scenario, la continuità dei servizi diventa il vero discrimine tra resilienza e vulnerabilità. Antonio Burinato, Direttore Generale di Innovaway, analizza le dinamiche di un cambiamento che non è solo tecnologico ma profondamente culturale e indica perché la transizione dal tradizionale “break & fix” a un approccio “predict & prevent” rappresenti oggi una necessità strategica per chiunque voglia competere.

    “Negli ultimi anni stiamo vivendo uno scenario tecnologico senza precedenti. Non è solo una questione di evoluzione: è la velocità con cui tutto cambia a essere radicalmente diversa rispetto al passato – spiega Burinato -. Questa accelerazione deriva dalla convergenza di alcuni fattori molto potenti. Il primo è la spinta del cloud: gli hyperscaler hanno raggiunto un livello di maturità tale da rendere il cloud uno standard de facto, costringendo le aziende a ripensare i propri modelli operativi. A questo si aggiunge l’evoluzione di strumenti software sempre più sofisticati, che spingono verso l’automazione e una digitalizzazione spinta, dando vita a processi dinamici e cicli decisionali molto rapidi.

    Il secondo fattore è l’impatto dell’intelligenza artificiale generativa, che in soli tre anni ha cambiato radicalmente il paradigma dell’ICT e del business. La GenAI ha aperto la strada alla digital transformation di attività che fino a poco tempo fa nessuno avrebbe immaginato, pensiamo agli store.

    Infine, abbiamo la crescente pressione normativa: dal mondo finanziario alle aziende critiche soggette a NIS2, la continuità operativa è diventata un valore imprescindibile. Quando il digitale diventa parte integrante del modello operativo, la resilienza dei sistemi ICT non è più un’opzione ma un requisito strutturale.

    Il risultato di tutto questo è che la complessità è esplosa: non è più sufficiente adottare nuove tecnologie, ma occorre governarle, integrarle e mantenerle costantemente efficaci ed efficienti”.

    In questo contesto, perché è determinante passare da un approccio reattivo a uno proattivo?

    “Innanzitutto, lo spazio operativo si va dilatando: il digitale occupa una parte sempre più ampia dei processi aziendali, sia IT che business. C’è più da gestire, più da monitorare, più da integrare. In secondo luogo, troviamo la criticità del digitale: più il business dipende dalla tecnologia, più diventa essenziale intervenire con rapidità per evitare impatti sulla continuità operativa.

    La combinazione di ampiezza dello spazio operativo e della crescita della criticità del digitale impone un cambio di paradigma: non possiamo più limitarci al modello “break & fix”, cioè intervenire solo quando qualcosa si rompe, ma dobbiamo passare al “predict & prevent”, cioè prevenire, anticipare, ridurre il volume degli incidenti e delle anomalie e agire con maggiore rapidità”.

    È un cambio culturale profondo…

    “Assolutamente sì. Oggi è fondamentale ragionare in ottica risk-based, abbandonando logiche arbitrarie o abitudini storiche (come chi applica patch una volta al mese “perché si è sempre fatto così”). In un contesto dove il digitale è pervasivo, prevenire non significa solo essere efficienti: significa evitare disservizi, proteggere il business e mantenere la fiducia dei clienti”.

    I due pilastri tecnologici abilitanti di questo nuovo approccio sono le piattaforme unificate e l’Agentic AI. Partiamo dalle piattaforme unificate…

    “Piattaforme unificate e AI agentica sono due mattoni perfettamente complementari. Le piattaforme unificate risolvono uno dei problemi principali che incontriamo presso i clienti, cioè la frammentazione. Troviamo, infatti, spesso strumenti separati per monitoring, ticketing, gestione dei contatti, controllo qualità, automazione e così via: tutto è scollegato. Mentre l’obiettivo delle piattaforme unificate è creare un’integrazione nativa, non “a progetto”, che consenta di concentrare l’attenzione sul dato, non sull’integrazione tra strumenti. Per questo Innovaway lavora con un framework tecnologico evoluto, in collaborazione con partner internazionale come HCLSoftware, che ci ha assegnato il riconoscimento di miglior Managed Service Provider europeo”.

    L’Agentic AI invece?

    “L’Agentic AI rappresenta il prossimo grande passo. Non si tratta di semplice automazione: quello che è in gioco è la transizione da un modello deterministico a uno ibrido, statisticamente guidato, capace di operare anche su contenuti destrutturati, aprendo anche le porte anche a una collaborazione orchestrata tra agenti verticali diversi per generare decisioni e interventi ancora più sofisticati.

    La vera potenza emerge quando questi due pilastri si uniscono: senza integrazione dei dati l’AI non può operare efficacemente; e senza AI, l’enorme volume di informazioni generato dalle piattaforme unificate non può essere governato dal solo fattore umano. L’obiettivo finale è garantire la massima continuità operativa.

    La business continuity garantisce che le imprese e gli enti possano resistere ai sempre più frequenti shock, mantenere servizi essenziali attivi e recuperare operatività rapidamente, proteggendo così reputazione, ricavi e conformità normativa. In un mercato dove i clienti e i cittadini si aspettano ormai disponibilità 24/7 e dove ogni ora di fermo può costare milioni, avere piani robusti in questa direzione è essenziale”.

    Una delle potenzialità più interessanti dell’Agentic AI è la possibilità di creare ecosistemi “self-healing”, capaci di autoripararsi. Quali benefici concreti può ottenere un’azienda?

    “Innanzitutto, va chiarito che si tratta di una prospettiva non immediata: entro 24–36 mesi vedremo i primi casi d’uso in produzione, oggi siamo ancora nella fase indispensabile dei proof of concept, dei test.

    I benefici sono molteplici, a partire dalla riduzione dei tempi di risoluzione perché una parte degli incidenti potrà essere gestita automaticamente, accorciando drasticamente i tempi di fixing. La qualità degli interventi è inoltre destinata a migliorare perché più agenti AI possono analizzare lo stesso problema con logiche differenti, confrontarsi e proporre la soluzione ottimale, uniformando comportamenti e migliorando la consistenza delle operazioni. L’automazione riguarda la parte “bassa” dei processi, quindi uno dei vantaggi è che il focus umano potrà essere puntato su attività a più alto valore: gli operatori umani si occuperanno di casistiche complesse, che richiedono competenza, esperienza e capacità di supervisione.

    L’esito di tutto questo è quello di garantire una maggiore continuità operativa grazie a meno incidenti, tempi più brevi e soluzioni più accurate, che si traducono in una maggiore stabilità per i clienti.

    Ovviamente esistono anche sfide: oggi i proof of concept servono anche a farci capire quanti agenti servono, di che tipo, come farli interagire fra loro e come collaborare con il personale umano. Inoltre, servono professionisti con competenze più sofisticate, in grado di governare scenari complessi e supervisionare gli agenti AI con responsabilità ed etica. Non tutto potrà essere automatizzato, e, sottolineo, non tutto dovrà esserlo”.

    Come interpreta Innovaway questa visione di evoluzione dell’ICT?

    “Ci piace definirci non come spettatori ma parte attiva della trasformazione perché il nostro ruolo si costruisce ascoltando quotidianamente clienti di grandi dimensioni, confrontandoci con i principali vendor globali e lavorando affinché i nostri servizi crescano nella stessa direzione del mercato.

    Il nostro percorso strategico si fonda su tre elementi fondamentali. Innanzitutto, il passaggio dal break & fix al predict & prevent, che richiede un’evoluzione tecnologica e culturale sia per noi che per i clienti. In secondo luogo, la capacità duale dell’azienda, che integra sia competenze di progettazione e digital transformation sia competenze di erogazione continuativa di servizi gestiti, da sempre nel nostro DNA. Infine, un forte investimento su R&D, che ci permette di anticipare tendenze, sperimentare nuove soluzioni – incluse quelle basate su AI e Agentic AI – e trasferire innovazione concreta sul mercato.

    Un valore chiave per Innovaway è infine quello di una innovazione responsabile: tecnologia avanzata sì, ma con governance, etica e supervisione umana”.

    Parliamo di crescita: quali sono gli obiettivi di Innovaway?

    “Innovaway chiude l’anno intorno ai 60 milioni di euro di fatturato, in aumento rispetto ai periodi precedenti, confermando il suo trend di crescita costante. L’obiettivo a 3-5 anni in un mercato MSP tuttora polverizzato ma destinato a una inevitabile concentrazione, è quello di raggiungere i 100 milioni di euro, mantenendo un equilibrio tra crescita organica e inorganica, ma attraverso acquisizioni mirate, coerenti con la nostra offerta e i nostri obiettivi.

    La Pubblica Amministrazione rappresenta un asse di sviluppo fondamentale: oggi vale circa il 40–50% del nostro business, anche grazie a tre convenzioni Consip che ci permettono di portare competenze, soluzioni e innovazione in ambiti chiave come sanità, system management e sviluppo applicativo.

    Cresce anche il privato, dove lavoriamo da anni con grandi aziende con cui abbiamo costruito rapporti duraturi e di fiducia.

    Ribadisco che in un mercato ICT che richiede e richiederà dimensioni sempre maggiori per sostenere investimenti, innovazione continua e credibilità, crescere non è soltanto un obiettivo: è una condizione necessaria per farci riconoscere come un player di riferimento”.

    In conclusione: qual è il tratto distintivo di Innovaway in questo percorso di trasformazione?

    “Senza dubbio la cultura del servizio. Lavoriamo con molti clienti da 7–9 anni: un segnale forte di fiducia e continuità. Siamo un’azienda che unisce tecnologia, innovazione, relazione e responsabilità. Sappiamo che l’innovazione è efficace solo se è sostenibile, gestibile nel tempo e centrata sulle reali esigenze del cliente e quindi in grado di portare benefici strategici ed operativi, quindi anche di essere utilizzata dall’organizzazione. Ed è in questa visione – tecnologica, umana ed etica – che si colloca il nostro percorso di sviluppo nei prossimi anni”.

     

    Antonio Burinato Innovaway
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    Laura Del Rosario

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