Viviamo nell’era dei big data e dell’intelligenza artificiale, eppure la maggior parte delle aziende continua a gestire la relazione e l’experience dei propri clienti come se fossero numeri in un database su cui attivare comunicazioni tuttora orizzontali e poco tempestive, quando i consumatori si aspettano ben altro.
Inviare un’email il giorno successivo a tutti coloro che hanno abbandonato il carrello significa operare una personalizzazione “batch”, ovvero a lotti. Mentre la vera personalizzazione in tempo reale avviene solo quando si propone uno sconto o un suggerimento mentre il cliente naviga sul sito o sta valutando un prodotto. E oggi, nell’era di Amazon e Netflix, è proprio quest’ultima che i clienti considerano una vera “personalizzazione”.
La sfida per poterla offrire è tecnologica e nello stesso tempo strutturale: servono dati accessibili istantaneamente, algoritmi di AI che elaborano e decidono in millisecondi e touchpoint capaci di erogare l’esperienza senza ritardi. Per le aziende che vogliono trasformare l’obiettivo di esperienze istantanee appaganti in realtà, devono lavorare su tre pilastri che devono lavorare in perfetta orchestrazione:
1# Architetture dati per la velocità
Il problema di molte organizzazioni è che i loro dati sono “fermi”. Tuttora nella maggioranza delle aziende i data warehouse si aggiornano infatti una volta al giorno, una frequenza troppo lenta per reagire in tempo reale al comportamento dei clienti. Serve invece un’architettura che catturi gli eventi nel momento in cui accadono: un click ripetuto sulla pagina di quel prodotto sul sito, una chiamata al customer service, una ricerca sull’App dell’insegna mentre si è in un suo negozio. Tecnologie di event streaming, combinate con le Customer Data Platform e i data lake, permettono di consolidare queste informazioni e renderle immediatamente disponibili attraverso API layer ottimizzati.
E si può procedere con un approccio pragmatico iniziando con i principali dati dei clienti ritenuti strategici (per esempio i più fedeli o altospendenti) per integrare progressivamente nuove fonti dati e allargare i cluster da coinvolgere, senza stravolgere l’infrastruttura esistente.
2# AI decision engine per decisioni intelligenti
Avere dati veloci non basta. Serve un motore decisionale che, in pochi millisecondi, determini quale sia la migliore azione da intraprendere per quel cliente, in quel momento, su quel canale. Non parliamo solo di recommendation engine: serve un’orchestrazione intelligente che combina modelli di machine learning (per predire per esempio la next-best-action o la next-best-offer), business rules engine (per rispettare vincoli normativi e politiche aziendali) e capacità di A/B testing continuo per auto-apprendere e migliorare.
La differenza tra AI “batch” e AI real-time è sostanziale: l’inferenza deve avvenire in millisecondi, non in ore. Attraverso partnership strategiche con leader tecnologici come SAS è possibile implementare soluzioni di Customer Intelligence che sfruttano componenti di machine learning e AI. Questo permette di analizzare grandi quantità di dati provenienti da touchpoint multicanale, social media, App e chatbot, trasformandoli in insight azionabili immediatamente.
3# Execution layer per portare la decisione al touchpoint
Il vero “ultimo miglio” della personalizzazione è però l’esecuzione. E per passare dalla decisione all’azione, serve però integrare il decision engine con tutti i touchpoint rilevanti: il contact center (suggerimenti real-time agli operatori durante la chiamata), il website e le app (contenuti dinamici personalizzati), i canali di messaging (trigger istantanei per email, SMS, notifiche push). Ciascun canale ha le proprie specificità tecniche, ma l’obiettivo è garantire coerenza ed esperienze fluide in tutti i touchpoint.
Gli ostacoli e come superarli
Offrire esperienze personalizzate in tempo reale rappresenta una straordinaria opportunità competitiva, ma anche una sfida complessa. Le difficoltà principali risiedono tanto nella tecnologia quanto nei processi e nella capacità organizzativa. Molte aziende devono innanzitutto confrontarsi con sistemi legacy, come CRM ed ERP, che non sono stati progettati per funzionare in modalità real-time. In questi casi, la soluzione non è sostituirli, ma affiancarli con tecnologie moderne in grado di replicare i dati in tempo reale e utilizzare API gateway con caching intelligente. Questo approccio ibrido consente di attivare la personalizzazione in real-time solo dove porta un valore concreto ed è misurabile, evitando trasformazioni radicali e costose.
Un altro ostacolo cruciale riguarda la qualità dei dati. Le informazioni che si aggiornano rapidamente possono risultare incomplete, incoerenti o imprecise, compromettendo l’efficacia delle decisioni automatizzate. Per questo motivo è fondamentale integrare controlli di qualità direttamente nei flussi di streaming e prevedere meccanismi in grado di garantire continuità operativa anche in presenza di dati mancanti o errati.
La complessità aumenta ulteriormente quando si parla di orchestrazione dei canali. Il cliente oggi passa con estrema fluidità dal sito web al call center, fino al negozio fisico, e si aspetta che ogni punto di contatto “ricordi” ciò che è avvenuto in precedenza. Per offrire un’esperienza coerente e senza interruzioni, è necessario adottare soluzioni di gestione distribuita delle sessioni e registri di eventi condivisi, capaci di mantenere il contesto delle interazioni e garantire una visione unificata del cliente, anche quando non è presente una perfetta integrazione tecnica di tutti i sistemi.
Le chiavi di successo
Come già sottolineato, la sfida della personalizzazione istantanea non è solo tecnologica. Un elemento determinante per un’implementazione di successo è infatti l’approccio con cui si avvia il progetto che non dovrebbe mai essere affrontato come un “big bang”, ma come un’evoluzione graduale. In questa direzione, è consigliabile iniziare con un primo use case ad alto valore — ad esempio, concentrandosi sui clienti strategici che contattano un touchpoint chiave come l’help line — per poi estendere progressivamente le logiche a nuovi canali e casi d’uso, misurando i risultati e ottimizzando di conseguenza il percorso.
Solo in una fase successiva si può passare all’orchestrazione avanzata cross-canale e all’utilizzo di modelli di intelligenza artificiale più sofisticati, per esempio capaci di prevedere churn e lifetime value.
Infine, la capacità di trasformare le soluzioni tecnologiche in leva strategica di valore per il cliente e per l’azienda, dipende anche dalla capacità di creare sinergia tra competenze e tutta l’organizzazione: coinvolgere fin da subito team cross-funzionali — che comprendano IT, Marketing e Customer Service — e definire KPI chiari consente di mantenere allineamento, agilità e focus sui risultati.
A cura di Maria Colombo, Project Leader di Axiante


