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    L’innovazione premia: +2,4% di rendimento annuo per le aziende più avanzate

    By Redazione LineaEDP27/08/20256 Mins Read
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    Secondo BCG, dal 2005 le imprese più all’avanguardia hanno ottenuto performance superiori alle altre, specialmente nei momenti di crisi. Il segreto? Puntare sul digitale e selezionare obiettivi concreti

    lampadina-innovazione
    Foto di AJS1 da Pixabay

    In uno scenario globale segnato da incertezza economica e geopolitica, l’innovazione si conferma una leva strategica per la competitività e il successo, capace di distinguere le aziende in grado di generare valore nel lungo periodo. È quanto emerge dalla nuova edizione dello studio annuale “Most Innovative Companies” di Boston Consulting Group (BCG), titolato “In Disruptive Times, the Resilient Win”, che analizza due decenni di risultati, priorità e modelli operativi delle aziende più innovative al mondo, fornendo una prospettiva chiara: le imprese che fanno dell’innovazione una leva strutturale non solo ottengono risultati migliori, ma vincono anche nei momenti di crisi.

    Secondo il report, le realtà che figurano con maggiore frequenza nella classifica annuale delle 50 aziende più innovative a livello globale hanno registrato, a partire dal 2005, performance superiori in termini di TSR[1], ottenendo un vantaggio medio di 2,4 punti percentuali annui rispetto al mercato globale. Un divario che diventa ancora più marcato durante le fasi di crisi: durante la Grande Recessione il vantaggio è stato di circa 14 punti percentuali, saliti a circa 24 punti durante il primo anno della pandemia da COVID-19.

    Tuttavia, la capacità delle imprese di restare al passo in termini di innovazione è in calo. Tra il 2021 e il 2024, la percentuale di dirigenti che ha dichiarato di considerare la propria azienda tra le più innovative è diminuita di 24 punti percentuali. Una tendenza confermata anche dal benchmark di BCG Innovation to Impact(i2i)[2], secondo cui la propensione all’innovazione è crollata nello stesso periodo: nel 2021, il 20% delle aziende era pronto a tradurre questa ambizione in risultati concreti; nel 2024, la quota si è ridotta a un esiguo 3%, evidenziando una crescente difficoltà nel passare dalla teoria alla pratica.

    Le sfide globali ridisegnano la mappa dell’innovazione

    Negli ultimi vent’anni, il ranking è diventato sempre più competitivo e dinamico, con l’ingresso di nuovi protagonisti globali e la crescente difficoltà nel mantenere una posizione stabile nel tempo. Solo il 14% delle aziende comparse in classifica dal 2005 al 2023 ha ottenuto lo status di “serial innovator” (almeno 10 presenze) e appena il 3% è riuscito a guadagnarsi un posto ogni anno. Inoltre, l’ascesa di nuovi competitor, l’accelerazione delle tecnologie digitali e l’emergere di nuove regole del gioco hanno ridefinito il panorama competitivo, rendendo l’innovazione una sfida in continua evoluzione.

    • La Cina ha vissuto un’evoluzione straordinaria: nel 2005 nessuna azienda cinese figurava nella classifica. Nel 2023, invece, otto imprese hanno conquistato un posto tra le 50 più innovative al mondo, pari al 16% del totale, con due di queste nella top 10. Dal 2009, anno in cui la prima azienda cinese è entrata nel ranking, 13 si sono guadagnate un posto almeno una volta. Sebbene solo Huawei sia riuscita a guadagnarsi lo status di “serial innovator”, l’85% delle imprese cinesi comparse conta almeno due presenze, segno di una crescente capacità di consolidarsi nel tempo.
    • Il Nord America, pur avendo visto diminuire la propria quota in classifica da quasi tre quarti delle posizioni nel 2007 a circa la metà nel 2023, detiene ancora il primato in termini continuità, con due terzi delle aziende classificate come “serial innovator”. Tra queste troviamo Walmart che, in risposta alla crisi finanziaria del 2009, ha ampliato l’assortimento della propria linea di prodotti economici, riformulando quelli esistenti e semplificando il packaging, registrando un aumento delle vendite del 3,2%, contro l’1% dell’anno precedente. Sempre nello stesso anno, Pfizer, con otto presenze in classifica, ha acquisito Wyeth, accelerando la sua ambizione di affermarsi come azienda leader nel settore biopharma e segnando un punto di svolta nella sua evoluzione verso un’azienda più diversificata e guidata dall’innovazione.

    E l’Europa?

    Con il 31% delle aziende entrate in classifica almeno una volta negli ultimi vent’anni, il nostro continente mantiene una presenza rilevante, ma mostra una continuità inferiore rispetto alle altre regioni. Il 36% delle aziende entrate nel ranking lo ha fatto in una sola occasione, la percentuale più alta tra tutte le aree geografiche analizzate. Tra le realtà comparse maggiormente troviamo Zara, azienda spagnola entrata in classifica per la terza volta nel 2021 che, grazie alla flessibilità della propria supply chain e alla riallocazione di parte della produzione in prossimità dei principali mercati, ha registrato un aumento delle vendite online del 77%. Inoltre, nei primi mesi dell’emergenza, l’azienda ha utilizzato la propria rete logistica per aiutare il governo spagnolo a reperire e distribuire forniture mediche. Infine, delle 25 aziende che hanno ottenuto lo status di “serial innovator”, l’Europa ne conta solamente quattro: BMW, Daimler, Siemens (Germania) e Philips (Paesi Bassi).

    Inoltre, solo il 9% delle aziende europee classificate opera nei settori della tecnologia hardware e software, contro il 18% del Nord America, il 31% della Cina e il 19% dell’Asia-Pacifico (esclusa la Cina). Anche dal punto di vista del posizionamento, l’Europa fatica a raggiungere i vertici: solo il 4% delle sue aziende ha raggiunto la top 10, a fronte del 17% della Cina, del 25% del Nord America e del 30% del resto dell’Asia-Pacifico.

    Digitale e AI: da promessa a condizione di crescita

    Dalla classifica emerge chiaramente che le aziende più resilienti condividono una solida maturità digitale. Infatti, le realtà presenti da oltre un decennio menzionano l’innovazione digitale nelle earnings call con una frequenza quasi quattro volte superiore rispetto alla media. Inoltre, solo nel 2024, oltre l’80% degli investimenti globali in venture capital è confluito nell’adozione di AI e GenAI. Per questo, le aziende che hanno investito tempestivamente in big data e machine learning si trovano oggi in una posizione privilegiata per integrare efficacemente l’AI agentica, accelerando ulteriormente il processo di innovazione. Tra le aziende leader in termini di integrazione di queste tecnologie troviamo l’americana Microsoft, i cui agenti AI generano il 30% del codice dell’azienda. Un caso interessante di evoluzione digitale viene anche dall’azienda giapponese Nintendo, che nel tempo ha saputo rinnovare profondamente il proprio modello di innovazione con console di gioco che utilizzano l’AI per migliorare la grafica e implementano il riconoscimento facciale.

    Una nuova agenda per l’innovazione globale

    In questo contesto, le imprese sono chiamate a costruire strategie per l’innovazione più selettive, resilienti e strategiche. Per aiutarle a farsi strada, BCG individua quattro direttrici su cui intervenire:

    • Ridefinire l’ambizione. Con il mutare dei mercati globali, è necessario rivedere le aree su cui focalizzare l’innovazione, individuando le nuove esigenze dei clienti che l’azienda è in grado di soddisfare. Allo stesso tempo, è fondamentale valutare dove la perdita di accesso a determinati mercati o l’aumento dei costi rischiano di ridurre le opportunità e compromettere il vantaggio competitivo.
    • Ribilanciare il portafoglio. Occorre identificare quali progetti restano rilevanti e su quali ha senso allocare risorse, tenendo conto di quali iniziative avviare per far fronte allo scenario attuale. Inoltre, valutare di localizzare l’offerta potrebbe rappresentare una risposta efficace per compensare la riduzione dei vantaggi dati dalla scala globale. 
    • Ripensare la gestione dei talenti. È importante considerare quali ostacoli o opportunità potrebbero emergere nella gestione delle risorse umane, valutando sia le occasioni per attrarre talenti di alto profilo, sia le possibili difficoltà dovute a restrizioni sui visti o all’impossibilità, per alcuni membri del team, di lavorare fisicamente nello stesso luogo geografico.
    • Ripensare i centri di innovazione. Le aziende devono valutare la configurazione dei propri centri di innovazione: alcune sedi, un tempo strategiche, potrebbero risultare inutilizzabili. Allo stesso tempo, l’evoluzione dei mercati globali e lo spostamento delle opportunità di crescita potrebbero motivare l’apertura di nuove strutture in mercati più promettenti.

    Note

    [1] Total Shareholder Return

    [2] Indice BCG che misura la maturità del sistema di innovazione di un’azienda su dieci fattori chiave, confrontandola con un database globale di oltre 1.200 imprese.

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