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    Come migliorare l’efficienza e ridurre i tempi morti con l’automazione

    By Redazione LineaEDP26/03/20247 Mins Read
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    Alamo Pizzini di Nexthink condivide tre fattori che migliorano le attività e i processi attraverso l’automazione e descrive alcuni casi applicativi di Nexthink Flow

    automazione

    In questo articolo, Alamo Pizzini, Senior Solution Lead Italia di Nexthink esplora i tre indicatori chiave per aiutare le aziende ad essere efficienti attraverso l’automazione. Nexthink Flow che consente alle organizzazioni di fare un ulteriore passo avanti nell’IT proattivo, garantendo la produttività attraverso l’ingegnerizzazione continua.

    Come individuare eventuali carenze nelle strategie di automazione delle aziende

    Con l’aumento delle sfide legate alla trasformazione digitale, molte aziende si concentrano sull’implementazione di nuove soluzioni di automazione IT. La maggior parte dei responsabili dei reparti informatici oggi impiega molto del proprio tempo su compiti ripetitivi e sente la necessità di soluzioni che vadano oltre l’automazione dei task per ridurre in modo significativo il tempo dedicato a queste attività.

    In questo articolo, Nexthink esplora i 3 indicatori chiave per migliorare l’efficienza e ridurre i tempi morti attraverso l’automazione.

    1. È necessario automatizzare i flussi ripetitivi

    Le automazioni dei task aiutano l’IT a risolvere i problemi eseguendo automaticamente attività o processi, ma ogni fase deve essere eseguita singolarmente, controllata manualmente e, a seconda del risultato, seguita da un’altra azione.

    Questo tipo di automazione può snellire le operazioni e migliorare l’efficienza, ma non riesce a risolvere problemi più complessi. È qui che entra in gioco un motore di orchestrazione come Nexthink Flow. Con l’orchestrazione è, infatti, possibile creare workflow automatizzati progettati per gestire la complessità. Questi workflow possono monitorare l’avanzamento, gestire le eccezioni ed assicurarsi che tutte le attività siano completate nella giusta sequenza e con le corrette correlazioni. In sostanza, con l’orchestrazione è possibile automatizzare quelle attività ripetitive che in precedenza richiedevano l’intervento umano tra un’automazione e l’altra.

    Ci sono poi delle funzionalità di Nexthink Flow che non si possono ottenere con la sola automazione dei task. Ad esempio, le procedure di remediation spesso richiedono un riavvio che interrompe l’automazione dei task. Grazie ai workflow, il sistema può gestire il reboot in modo da riprendere il processo di ripristino una volta completato. Nexthink Flow, inoltre, è l’unico strumento che consente di tener conto dei risultati delle campagne di ingaggio dei dipendenti, procedendo con la remediation sulla base della risposta del dipendente. È possibile anche automatizzare l’ecosistema IT grazie ai Thinklet API e Thinklet Connector. Queste funzionalità consentono l’integrazione rapida e sicura di varie piattaforme di terze parti come Azure AD, ServiceNow, MS Teams e Intune, ecc. per un’integrazione efficiente e sicura.

    Il caso

    Un’azienda che opera nel settore dei prodotti e servizi per la pulizia e l’igiene ha dovuto affrontare un problema con l’agent di endpoint management di un noto vendor che aveva un impatto sulla conformità delle workstation e sulla sicurezza IT. Il team IT poteva intervenire solo durante l’orario di lavoro e quando il dispositivo era attivo. Quindi, se un problema si verificava durante la notte, il dispositivo risultava non conforme, creando rischi per l’azienda. Con Nexthink Flow, invece, è stato possibile intervenire in qualsiasi momento, durante e al di fuori dell’orario di lavoro. Il workflow ha richiesto 3 giorni per essere creato e testato, un miglioramento significativo rispetto ai 21 giorni necessari in precedenza per gestire il problema.

    1. Automatizzare tutte le attività di manutenzione dei dispositivi

    Secondo lo State of DEX Industry report, l’IT impiega quasi la metà del suo tempo ogni settimana (45%) per risolvere problemi ricorrenti e il 43% per riportare i dispositivi nello stato desiderato. Di conseguenza, i team sono costretti a risolvere problemi ripetitivi più volte, pur desiderando adottare un approccio proattivo e innovativo. Purtroppo però il 25% del tempo di progettazione viene speso per cercare di individuare e gestire gli incidenti.

    La maggior parte dei nostri clienti ha implementato l’automazione dei task come il riavvio del dispositivo, la pulizia dello spazio su disco e la correzione della crittografia del disco. Ciononostante, il 43% del tempo viene speso per riportare i dispositivi allo stato desiderato. Anche con questa strategia, l’IT resta in uno stato reattivo e i dipendenti riscontrano problemi non legati ai dispositivi e vivono esperienze d’uso non soddisfacenti.

    Per casi d’uso complessi come ad esempio l’SCCM (System Center Configuration Manager – soluzione utilizzata per la gestione e il patching degli endpoint), il recupero delle licenze e il riavvio dei dispositivi, l’automazione dei task non è sufficiente. È necessaria un’intelligenza superiore all’automazione. Bisogna essere in grado di orchestrare.

    Con l’orchestrazione di Flow, i team IT possono implementare workflow automatizzati per ridurre il tempo dedicato ai problemi di manutenzione dei dispositivi. Una volta che questi sono completamente automatizzati e risolti, l’IT può riutilizzare il tempo risparmiato per concentrarsi su tematiche ad alto valore come la digital transformation, la riduzione dei costi e il miglioramento dell’efficienza dell’IT e dell’intera organizzazione.  In questo modo l’IT può essere proattivo e limitare i ticket e il tempo medio di risoluzione, ridurre i costi legati al recupero delle licenze e al refresh dell’hardware e incidere sulla produttività dei dipendenti con il permissioning del software e l’onboarding dei dipendenti.

    Il caso

    Un importante fornitore di software ERP ha registrato un aumento dei costi del 1000% per le licenze Java. Ogni istanza doveva essere rimossa per evitare il rinnovo. Utilizzando Nexthink Flow, il team IT ha automatizzato la rimozione di ogni licenza e ne ha bloccato la reinstallazione, risparmiando 20 milioni di dollari per il rinnovo delle licenze Java.

    1. Occorrono più esperti di PowerShell?

    Raramente capita di interfacciarsi con un’organizzazione che disponga di un numero sufficiente di esperti di PowerShell, un motore di automazione orientato agli oggetti, nonché linguaggio di scripting, sviluppato da Microsoft per la configurazione dei sistemi e l’automazione delle attività amministrative. In parte perché i team sono sempre più sottodimensionati e in parte perché è difficile trovare figure qualificate. La maggior parte dei dipartimenti non dispone, quindi, delle risorse necessarie per scrivere il codice PowerShell di cui ha bisogno.

    Senza un numero sufficiente di esperti PowerShell, i team IT non sono in grado di essere sufficientemente produttivi, e spesso capita che progetti e iniziative strategiche finiscano nel dimenticatoio.

    Nexthink Flow aiuta a colmare questo gap di competenze grazie alla funzionalità drag and drop e a un visual designer intuitivo che consente a più membri del team, anche agli agent L1 e L2, di creare workflow. Inoltre, la logica del workflow è memorizzata al di fuori del codice, in modo che sia più facile per i membri del team meno tecnici comprendere le varie fasi del flusso. Nexthink Flow riduce la quantità e la complessità dello scripting necessario rendendo più facile la convalida dei workflow e delle automazioni. In definitiva, è un modo più potente di operare un IT intelligente e proattivo con il rilevamento e la remediation.

    Oltre all’interfaccia di facile utilizzo, Nexthink mette a disposizione una Library di workflow predefiniti per i casi d’uso più comuni, che possono essere installati per accelerare l’adozione. In questo modo è possibile disporre di workflow pronti all’uso, senza bisogno di alcun codice. Con Nexthink Flow, le organizzazioni IT possono contare su un maggior numero di input da parte di più membri del team e, di conseguenza, su un maggior numero di risultati.

    Il caso

    Il team IT di un’importante azienda statunitense che produce apparecchiature per test e misurazioni elettroniche si trovava spesso a dover aggiornare i driver dei propri dispositivi Dell e HP, il che richiedeva che un ingegnere identificasse i dispositivi che necessitavano di aggiornamenti, eseguisse la correzione tramite azione remota e poi verificasse l’operazione per assicurarsi che fosse andata a buon fine. Con Nexthink Flow, l’azienda ha utilizzato il visual designer per creare un workflow che ha automatizzato il processo, ottenendo un’affidabilità dei driver del 99,8% e nessun intervento da parte dei tecnici.

    Conclusioni

    Le automazioni attuali all’interno delle aziende non sono sufficienti e tipicamente mancano risorse, competenze e tempo per renderle efficaci. Con Nexthink, è possibile individuare rapidamente i problemi, acquisire un numero illimitato di dati e fornire soluzioni istantanee in modo continuo. Nexthink Flow consente alle organizzazioni di fare un ulteriore passo avanti nell’IT proattivo, garantendo una produttività all’IT e ai dipendenti senza precedenti attraverso l’ingegnerizzazione continua.

    di Alamo Pizzini, Senior Solution Lead Italia di Nexthink

    Alamo Pizzini automazione Nexthink Nexthink Flow
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