L’AI sta rivoluzionando il modo in cui le aziende operano e generano valore: dall’automazione dei singoli task fino alla capacità di orchestrare processi, persone e sistemi in tempo reale lungo l’intero workflow. Eppure, emerge con chiarezza una realtà condivisa da molte organizzazioni: sebbene l’AI sia una priorità strategica per i CEO, solo l’11% delle aziende oggi riesce a ottenere risultati di business misurabili dai propri progetti di AI. Il ritorno sull’investimento (RoAI) non è ancora concreto perché all’AI manca il contesto operativo necessario per trasformare davvero il modo in cui il lavoro viene svolto. Celonis, specialista globale nella Process Intelligence e abilitatore chiave dell’Enterprise AI, ha identificato tre trend che definiranno l’evoluzione dell’AI in ambito enterprise nel 2026 e che consentiranno alle aziende di sbloccarne il pieno potenziale attraverso l’orchestrazione end-to-end, il contesto operativo reale e gli ecosistemi aperti.
Orchestrazione end-to-end
Dopo un decennio, dedicato all’automazione di singoli task, le aziende stanno entrando in una nuova fase in cui il vero fattore distintivo non sarà più la quantità di attività automatizzate, ma la capacità di orchestrare in modo integrato AI, persone e sistemi. I leader passeranno da interventi puntuali a una coordinazione end-to-end dell’intero workflow: condizione necessaria per trasformare i processi in operazioni realmente autonome.
Questo cambiamento riflette una consapevolezza più ampia e trasversale su tutti i settori: la sola automazione delle attività non genera impatto. L’AI funziona quando comprende come il lavoro viene realmente svolto ed è in grado di migliorare continuamente le operazioni di business. L’Enterprise AI diventa così una disciplina strategica focalizzata sulla riprogettazione dei processi end-to-end e non sulla semplice accelerazione dei singoli passaggi. Le supply chain ne saranno l’esempio più evidente: l’AI ricalibrerà rotte e scorte, metterà in evidenza i limiti di capienza e coordinerà supplier e planner in un unico ciclo operativo, trasformando reti fragili in ecosistemi adattivi capaci di rispondere in tempo reale a volatilità, cambiamenti tariffari e possibili disruption.
Digital twin dinamici
Le aziende stanno prendendo sempre più consapevolezza del fatto che l’AI non possa migliorare ciò che non comprende. Le organizzazioni in grado di fornire all’AI un contesto operativo completo, attraverso un digital twin dinamico che rappresenti il funzionamento reale del business, saranno quelle con i maggiori vantaggi competitivi.
Questo è il principio alla base della visione di Celonis secondo cui “non esiste AI senza PI”. La Process Intelligence crea la comprensione operativa in tempo reale di cui l’AI ha bisogno per interpretare i workflow, ragionare in modo accurato e agire responsabilmente. Consente all’AI di comprendere i processi, prendere decisioni reazionali e migliorarle in modo responsabile.
Nelle supply chain, un’AI alimentata dalla Process Intelligence sarà in grado di anticipare i colli di bottiglia, riconoscere le eccezioni rilevanti e orchestrare piani di recupero basati su impatti finanziari e livelli di servizio, riducendo il divario tra pianificazione ed esecuzione e supportando decisioni più rapide e coerenti con gli obiettivi aziendali. Questo segna il passaggio dall’AI come strumento all’AI come co-pilot enterprise integrato nelle operazioni quotidiane.
Interoperabilità ed ecosistemi system-agnostic
L’era delle piattaforme chiuse sta volgendo al termine, mentre ecosistemi interoperabili e system-agnostic diventano il fondamento strategico dell’AI. Le imprese riconoscono sempre più che sistemi e dati frammentati non possono supportare un’AI scalabile senza un livello neutrale e aperto che porti coerenza e contesto alle operazioni. Il valore si sposterà verso architetture che consentono ai processi di evolvere oltre i vincoli dei sistemi, offrendo alle organizzazioni maggiore autonomia, adattabilità e continuità. Man mano che l’AI diventa mission-critical, un numero crescente di aziende richiede tecnologie che garantiscano libertà dei dati e integrazione nativa, modellando i processi sulle esigenze di business e non sui limiti delle piattaforme.
Nelle supply chain, gli ecosistemi aperti abiliteranno una visibilità condivisa su capacità, rischi dei fornitori, emissioni, credit block, qualità degli ASN e variabili di lead time, creando una base informativa comune. Agenti AI di aziende diverse potranno collaborare su allocazioni, instradamenti e buffer, spostando il vantaggio competitivo dalla singola impresa alle performance dell’intera rete.
“In un futuro prossimo, l’AI potrà generare valore reale solo se integrata in processi supportati da una comprensione completa del contesto operativo. Oggi l’AI spesso non mantiene le promesse perché viene implementata senza il contesto di processo necessario a renderla efficace. La Process Intelligence sarà il fattore abilitante in grado di colmare questo gap: ricostruisce dinamicamente il funzionamento reale del business, creando digital twin operativi che forniscono la trasparenza e la chiarezza di cui l’AI ha bisogno per avere successo. Grazie a questo approccio, l’AI sarà in grado di prendere decisioni più rapide, coerenti e spiegabili, evolvendo da semplice automazione a partner operativo capace di anticipare criticità di business, adattare i flussi e guidare l’evoluzione delle operazioni in modo responsabile e orientato al futuro” dichiara Mauro Terraneo, Managing Director di Celonis per l’Italia.


