La trasformazione digitale in Italia sta vivendo una fase di crescita senza precedenti. Secondo gli ultimi dati, nel 2024 il settore fintech italiano ha raccolto 250 milioni di euro con un incremento del 44% rispetto al 2023, mentre il 54% delle PMI investe in digitalizzazione e utilizzo di tecnologie emergenti come blockchain, quantum computing e intelligenza artificiale.
Questa spinta, trainata soprattutto dal settore privato, ha però messo in evidenza un gap critico: la mancanza di professionisti in grado di integrare competenze legali, tecnologiche e manageriali. Se da un lato le imprese hanno saputo adattarsi più rapidamente grazie a investimenti mirati e know-how specializzato, dall’altro il settore pubblico sta recuperando terreno. La quota di dipendenti nella Pubblica Amministrazione locale che ha partecipato ad attività formative in ICT è infatti aumentata dal 9,5% del 2018 al 23,5% nel 2022, e la percentuale di chi ha seguito corsi specifici è cresciuta nello stesso periodo dal 9,5% al 23,5%.
Competenze ibride al servizio della digitalizzazione pubblica
Le nuove norme europee stanno cambiando il modo in cui società ed enti pubblici devono gestire il digitale. Due esempi recenti sono il Regolamento MiCA, che disciplina i mercati delle cripto-attività, e la direttiva NIS2, che rafforza gli obblighi di sicurezza informatica e resilienza delle reti e dei sistemi informativi. Queste novità mostrano chiaramente che non basta più reagire ai problemi quando si presentano: serve un approccio preventivo, capace di anticipare i rischi e di organizzarsi per tempo.
Per gli enti pubblici questo significa garantire infrastrutture digitali sicure e sempre funzionanti, investire nella formazione del personale e rispondere a controlli sempre più severi da parte delle autorità, che chiedono trasparenza e prove di conformità. La gestione delle regole non è quindi solo burocrazia, ma diventa un elemento fondamentale per la sicurezza dei dati, la fiducia dei cittadini e la stabilità dei servizi pubblici.
“La vera sfida della digitalizzazione non è solo tecnologica, ma anche organizzativa e giuridica. Oggi le imprese e le istituzioni hanno bisogno di professionisti in grado di tradurre l’innovazione tecnologica in soluzioni concrete e conformi alle normative. Non si tratta più di risolvere problemi una volta emersi, ma di progettare architetture resilienti che permettano alle organizzazioni di crescere mantenendo solidità normativa e operativa nel tempo” afferma Gian Marco Iulietto, specializzato in diritto delle nuove tecnologie.
Tutela digitale: la nuova frontiera si chiama Legal Engineer
L’ultima comunicazione rilasciata dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) conferma che l’Italia ha ottenuto il via libera alla settima rata dei finanziamenti previsti dal PNRR, destinando 623 milioni di euro alla cybersecurity della Pubblica Amministrazione. Un investimento che mira a rafforzare la resilienza digitale del Paese, proteggere le infrastrutture critiche e sostenere l’innovazione tecnologica.
In questo scenario si fa strada una nuova figura professionale, il Legal Engineer, un profilo ibrido che unisce competenze giuridiche e informatiche, con l’obiettivo di progettare soluzioni capaci di garantire protezione dei dati, efficienza organizzativa e piena conformità alle normative europee.
Tra i protagonisti di questa evoluzione c’è Gian Marco Iulietto, un promotore di questo sviluppo in Italia ed esponente di una nuova generazione di giuristi, già riconosciuto per le competenze maturate sul campo. Il suo lavoro dimostra in modo concreto come il legal engineering possa tradurre le norme in strumenti tecnologici operativi: dall’uso di metodi informatici per analizzare e automatizzare processi legali, alla creazione di sistemi in cui le regole sono integrate direttamente nei prodotti digitali, fino allo sviluppo di contratti intelligenti che si trasformano automaticamente in azioni pratiche.
L’obiettivo è quello di costruire infrastrutture resilienti anche sul piano giuridico, in grado di anticipare sfide normative e tecnologiche. Un approccio che mette al centro la progettazione fin dalle prime fasi e che segna un passo decisivo nella migrazione verso il digitale.