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    Cloud sovrano: la nuova frontiera della fiducia digitale

    By Redazione LineaEDP11/12/20254 Mins Read
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    Michele Zunino, Amministratore Delegato di Netalia, si sottolinea quanto oggi sia prioritaria la consapevolezza delle imprese verso l’autonomia digitale: è l’approccio che ci permette di utilizzare la tecnologia in modo sicuro, critico e responsabile, proteggendoci dai rischi e sfruttandone tutte le innumerevoli opportunità

    Netalia-cloud
    Michele Zunino, Amministratore Delegato di Netalia

    Cosa collega oggi il cloud al tema della Customer Experience? Il cloud rappresenta l’infrastruttura nascosta ma fondamentale per la condivisione e la gestione dei dati e, di conseguenza, abilita le tecnologie che permettono di creare esperienze personalizzate. È un elemento pervasivo ma non percepito, che si muove silenzioso dietro le quinte e che deve comunque provare a soddisfare le esigenze di tutte le imprese.

    Cloud sovrano: perché è un tema centrale

    I dati sono l’elemento vitale per qualsiasi processo digitale, così come è prioritario il tema della sovranità dei dati, della loro gestione e analisi attraverso gli strumenti di AI, della relazione con il cliente e dello sviluppo di ogni strategia legata al digitale, in quanto tutto dipende dalla disponibilità e dalla qualità delle informazioni in nostro possesso. Di conseguenza, diventa fondamentale sapere dove sono collocati i dati, chi li gestisce e con quali regole. La sovranità dei dati serve a garantire che le informazioni rimangano sotto il controllo dei soggetti che le generano — aziende o cittadini — e che non vengano esposte a rischi giuridici o geopolitici. 

    Questo tema è profondamente intrecciato con quello della fiducia. I clienti concedono i propri dati solo quando si sentono sicuri e quando percepiscono trasparenza da parte del provider del servizio. Il cloud provider diventa così una figura verso cui riporre la massima fiducia, che è responsabile della riservatezza, sicurezza e disponibilità dei dati. Oggi questa responsabilità non è solo morale ma anche normativa. 

    All’interno di questo scenario, i cloud provider nazionali tipicamente condividono principi e valori comuni, tra cui l’attenzione alla sovranità, la tutela del consumatore e la trasparenza, anche nei costi e nelle condizioni commerciali. Spesso, sono proprio le aziende nazionali a farsi promotrici di una regolamentazione chiara ed equa, capace di tutelare utenti e imprese. Accade in molti settori, in cui il quadro normativo tende a inseguire il mercato cercando di porre vincoli e garanzie a fronte di comportamenti non del tutto limpidi, e il cloud non fa eccezione. 

    E’ importante quindi che il cloud provider garantisca una assoluta trasparenza contrattuale: serve definire con chiarezza come i dati vengono conservati, protetti e resi disponibili. La disponibilità dei dati è infatti un tema ancora più critico della sola sicurezza, soprattutto in un contesto geopolitico instabile. Avere la garanzia di accesso costante al proprio patrimonio digitale è una tutela fondamentale per consumatori e imprese. 

    Riguardo all’adozione del cloud, non si tratta di un aspetto puramente tecnologico, ma piuttosto culturale. Non è tanto il settore merceologico a determinare il livello di adozione, quanto la mentalità delle persone che vi operano. Esiste qui una componente generazionale: chi proviene da un passato legato a infrastrutture fisiche e all’informatica degli anni ’90 tende a vedere il cloud come un’estensione di quel mondo mentre le nuove generazioni, lo considerano uno strumento naturale. 

    Anche la fragilità della società digitale deve far riflettere: quando un servizio online si interrompe e non funziona più anche per poche ore, l’impatto è immediato e molto più forte rispetto al passato, perché non esiste più un backup analogico delle operazioni. Oggi tutto nasce digitale, connesso e portatile. Per questo motivo è essenziale valutare correttamente i rischi nella scelta di una piattaforma cloud e non basare la decisione esclusivamente sul prezzo. Soluzioni più economiche possono comportare livelli più alti di rischio o minore disponibilità dei dati, e questo può essere accettabile solo in determinati casi. Inoltre, la crescente intolleranza ai disservizi è figlia della pervasività del digitale: ci siamo immersi e in molti casi ne dipendiamo. 

    Guardando al futuro, possiamo esser ragionevolmente certi che nel 2026 l’attenzione si concentrerà ancora di più sull’evoluzione dei perimetri di sovranità digitale. Oggi si parla di “sovranizzazione” delle infrastrutture: interventi che mirano a trasformare gli impianti esistenti in sistemi pienamente sovrani. Al di là dei criteri di realizzazione, su cui occorre ancora convergere in modo unanime, il processo nasce dalla crescente consapevolezza del valore del digitale non come semplice tecnologia, ma come componente culturale, economica e sociale che attraversa ogni settore e sostiene la vita quotidiana. 

    La sovranità digitale non riguarda solo la protezione dei dati ma anche la libertà di scelta e di pensiero. Le informazioni che tutti produciamo — il nostro passato digitale — influenzano le decisioni del futuro: mantenere controllo e autonomia significa assicurarsi la propria indipendenza. Per questo non basta custodire i dati; è essenziale anche possedere capacità di calcolo autonome per elaborarli. In un mondo complesso come il nostro, questa autonomia diventa indispensabile per preservare le libertà individuali e collettive. 

    In conclusione, è sempre più necessaria e strategica la consapevolezza delle imprese verso l’importanza dell’autonomia digitale: è l’approccio che ci permette di utilizzare la tecnologia in modo sicuro, critico e responsabile, proteggendoci dai rischi e sfruttandone tutte le innumerevoli opportunità. 

    A cura di di Michele Zunino, Amministratore Delegato di Netalia 

    Netalia
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    Redazione LineaEDP
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