Non si sente parlare d’altro che di Intelligenze Artificiali, una novità che è uscita dai laboratori di ricerca e ha iniziato a interagire con il mondo reale in modi sempre più concreti. Generazione di testi, auto a guida autonoma, gestione di customer care online: le AI si stanno facendo strada ovunque. E, da qualche tempo, hanno anche iniziato a cercare informazioni online. Ma in che modo un’AI è in grado di visitare siti web e trarre informazioni?
La risposta, in breve, è: dipende da cosa si intende per “navigare”. Perché sì, oggi alcune AI sono in grado di esplorare siti web, analizzarne i contenuti, interpretarli e persino reagire in modo coerente. Ma ci troviamo ancora in una fase di rapido cambiamento, quindi è importante comprendere bene cosa implica questa novità.
Anzi, la questione tocca diverse tematiche e, tra queste, ve n’è una su cui vale la pena riflettere: la SEO intelligenza artificiale, cioè le ottimizzazioni necessarie affinché i siti web, oltre ad esser presi in considerazione dai motori di ricerca, vengano intercettati e suggeriti agli utenti anche dalle AI.
Dal crawling al comportamento predittivo
Per anni abbiamo associato la navigazione dei siti web a quella dei motori di ricerca. I crawler, come Googlebot, esplorano le pagine, ne leggono il contenuto e decidono come indicizzarle. Con l’intelligenza artificiale il processo è diventato molto più sofisticato: oltre a “leggere”, gli algoritmi interpretano.
Alcune AI avanzate, infatti, riescono a comprendere il contesto, identificare le intenzioni dietro una query di ricerca, e anticipare quali contenuti possano realmente soddisfare l’utente.
Questa novità ha ridisegnato le regole del gioco, soprattutto per chi lavora con la SEO. Vediamo come avviene, tecnicamente.
Come le AI “navigano” davvero i siti web
Le intelligenze artificiali non “navigano” nel senso tradizionale del termine. Non aprono un browser e scorrono una pagina come farebbe un essere umano, ma possono utilizzare ambienti simulati o interfacce programmatiche che permettono loro di interagire con i siti web in modo automatizzato e ragionato. Questo avviene, per esempio, attraverso l’integrazione di modelli linguistici avanzati con strumenti di navigazione controllata, come browser headless o API di scraping strutturato.
Alcuni sistemi AI moderni combinano tecnologie, come Puppeteer o Playwright, con modelli di linguaggio come, GPT o Claude, per creare veri e propri agenti autonomi. Questi agenti sono capaci di leggere il contenuto testuale visibile all’utente, analizzare i metadati e la struttura semantica della pagina, comprendere elementi dinamici caricati via JavaScript, interpretare la gerarchia delle informazioni e la relazione tra contenuti e “decidere” quale link seguire, quale sezione approfondire, quale informazione è rilevante in base a uno scopo definito.
A differenza dei crawler tradizionali, che raccolgono dati per l’indicizzazione passiva, le AI possono avere uno scopo attivo: trovare la risposta a una domanda, raccogliere evidenze, o costruire una narrazione coerente partendo da contenuti sparsi.
In alcuni casi, vengono addestrate o affiancate da tecnologie di reinforcement learning che consentono loro di imparare nel tempo quali strategie di navigazione portano ai risultati migliori.
Perché questo cambia le regole del gioco per la SEO
Le AI non si limitano a leggere un contenuto, ma cercano di comprenderlo. Questo significa che ogni pagina web non viene più valutata soltanto sulla base di fattori statici (come tag, keyword, link in entrata), ma anche sulla sua efficacia semantica. La qualità del testo, la chiarezza argomentativa, la coerenza narrativa diventano parametri fondamentali.
La presenza di markup semantico (come schema.org), la gerarchia corretta degli heading, l’assenza di ambiguità nei testi, la ridondanza informativa controllata, diventano strumenti per aiutare l’AI a orientarsi.
Di conseguenza la SEO dovrà includere, oltre alle ottimizzazioni per i motori di ricerca, elementi che rendano possibile un dialogo con intelligenze che ragionano. E questo ha implicazioni profonde, perché un contenuto ben segmentato, con sezioni chiare, connesso ad altri contenuti pertinenti attraverso link logici, è più facilmente leggibile da un modello che cerca di ricostruire un senso compiuto, non solo di registrare un testo. I siti web, in conclusione, dovranno sforzarsi di essere sia visibili che interpretabili.