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    Trasformazione digitale: la seconda fase

    Di Redazione LineaEDP01/08/2022Lettura 6 Min
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    La seconda fase della trasformazione digitale consiste nel passaggio dalla modernizzazione dalle applicazioni alle operations

    utente F5 trasformazione digitale
    Lori MacVittie, Principal Technical Evangelist, Office of the CTO di F5

    Nel percorso delle organizzazioni verso il digitale, sono i CIO a guidare il cambiamento e promuovere l’innovazione tecnologica in quella che viene definita la seconda fase della trasformazione digitale, ovvero lo spostamento dell’attenzione dalla modernizzazione delle app alla modernizzazione delle operations.

    La capacità delle organizzazioni di sostenere il ritmo accelerato della digitalizzazione vede nell’IT una delle aree che presenta le sfide più complesse. Negli ultimi anni abbiamo assistito a passi avanti significativi nella trasformazione della customer experience, trainata dalle necessità legate al cambiamento dello scenario globale, ma le aziende stanno iniziando a realizzare che diventare un’azienda completamente digitale significa riuscire a trasformare l’intera organizzazione, un aspetto che, nella corsa verso il miglior posizionamento nell’economia digitale, sposta sempre più l’attenzione sulle IT operations, attribuendo giustamente al CIO un ruolo fondamentale.

    La trasformazione digitale è un percorso che si compone di tante tappe

    Negli ultimi tre anni, abbiamo analizzato attentamente la trasformazione in atto attraverso la lente di ingrandimento del nostro State of Application Strategy Report.

    Sebbene il percorso si componga di tre fasi distinte, la realtà è che la maggior parte delle organizzazioni, il 63%, al momento, opera su più fasi contemporaneamente. Poco più di uno su tre è attualmente concentrato su un’unica fase e quasi uno su cinque, il 18%, sta attualmente operando sui tre percorsi contemporaneamente.

    In passato, ci siamo concentrati principalmente sugli aspetti di business della trasformazione digitale, ma quest’anno abbiamo voluto prestare attenzione all’altro lato dell’equazione: la tecnologia. Questa scelta nasce da una chiara visione di quali siano i blocchi e le difficoltà che le organizzazioni hanno incontrato nel loro percorso di modernizzazione delle app mentre cercavano di garantire quelle digital experience indispensabili per prosperare in un mondo “digital as default”. L’espansione nel cloud, che vede il tasso di adozione di SaaS crescere senza sosta e i primi segnali di un nuovo approccio Everything-as-a-Service (XaaS), svolgeranno un ruolo significativo in futuro introducendo ulteriori sfide tecnologiche a cui solo l’IT saprà rispondere.

    Modernizzazione delle app

    I processi aziendali oggi abbracciano necessariamente molte linee di business e attraversano i confini dell’organizzazione, coinvolgendo aree spesso meno menzionate come il legal, le risorse umane e il dipartimento amministrativo. Un risultato interessante evidenziato dalla nostra ricerca quest’anno è la crescita significativa dell’attenzione alla digitalizzazione proprio di queste funzioni.

    La customer experience è ancora una priorità, ma le organizzazioni si trovano ad affrontare una realtà composta da molteplici processi interfunzionali dove le fasi tradizionali (manuali) hanno un impatto

    molto forte, sono lente e soggette a degradi prestazionali e colpiscono l’esperienza digitale di clienti, partner e dipendenti.

    Focalizzarsi sulle funzioni di business significa necessariamente porre un’attenzione rinnovata anche alle applicazioni. Per alcune aziende, infatti, questo ha comportato un ritorno alla prima fase, ovvero l’automazione delle attività, concentrandosi sulla modernizzazione delle app e sulla creazione (o subscription) di nuove app che consentissero di digitalizzare quelle funzioni rimaste manuali e cartacee.

    Una maggioranza significativa, l’88% delle aziende, sta modernizzando le applicazioni e in media il 17% del loro portafogli applicativo oggi è SaaS.

    Ma non è solo la modernizzazione delle app in sé a spingere le organizzazioni a rivedere i propri processi per sostenere il cambiamento: più di otto organizzazioni su dieci (l’84%) prevedono di distribuire carichi di lavoro all’edge. Un dato che non sorprende, perché molti di questi carichi di lavoro sono tradizionalmente distribuiti all’edge, come per esempio la parte del monitoraggio delle performance e dei servizi correlati come memorizzazione nella cache, CDN e monitoraggio dello stato. A sorprendere è il numero di organizzazioni che intendono distribuire le proprie applicazioni (42%) e i data workload (42%) all’edge.

    Tale richiesta comporta che, per accogliere questi carichi di lavoro, la velocità con cui avviene il passaggio a un ecosistema edge debba aumentare in modo esponenziale.

    Significa, inoltre, che l’IT dovrà affrontare sfide ancora maggiori poiché i carichi di lavoro sono distribuiti oltre il core e il data center. Il multi-cloud si espanderà per includere l’edge e amplierà le sfide per le operations.

    La conseguenza di un portafoglio ampliato e ancor più distribuito, infatti, sarà una necessità ancora maggiore di operations e una attenzione massima per sostenere la migliore esperienza digitale possibile per gli utenti. Tutto questo significa modernizzare le operations.

    Modernizzazione delle operations

    In sintesi, la risposta non è avere più risorse nel team “operations” perché anche se le organizzazioni non si trovassero ad affrontare uno scenario critico dal punto di vista della carenza di professionisti della tecnologia, coinvolgere più persone nel team potrebbe comportare il rischio di maggiori ritardi e confusione, e il tutto non si tradurrebbe in un’esecuzione più rapida. Questo perché il coinvolgimento di più persone aumenta i canali di comunicazione e, in definitiva, causa una confusione che, quando si verificano inevitabilmente incidenti, si traduce in ritardi che influiscono sulla delivery, l’implementazione e la risoluzione.

    In generale, in questo contesto, l’automazione viene accettata da tutti come la via più efficace per rendere le operations più efficienti e questo ci porta alla conclusione che AIOps è inevitabile.

    Anche se al momento è ancora improbabile che sia stato adottato o pianificato dalle organizzazioni, l’approccio AIOps quest’anno è tra i trend considerati da oltre la metà (52%) delle aziende che abbiamo intervistato.

    Considerando le sfide che l’IT deve affrontare per quanto riguarda l’automazione, AIOps è un’opzione che non può essere ignorata, soprattutto se pensiamo all’aumento del deficit di competenze relative all’automazione che ogni organizzazione oggi si trova a fronteggiare.

    L’AIOps non viene ignorato, anche se i CIO e i leader tecnologici hanno ormai compreso che la tecnologia da sola non potrà dare una risposta. Lo scopo della tecnologia è migliorare la capacità umana di gestire, analizzare e prendere decisioni su larga scala. Nel caso dell’AIOps, questo significa trasferire le decisioni operative banali all’automazione, con azioni come la scalabilità automatica e il failover, ovvero compiti operativi chiari e ben definiti e allo stesso tempo aumentare la velocità con cui le informazioni vengono fornite alle persone giuste.

    Interessante evidenziare come queste “persone giuste” siano rappresentate oggi sempre più dalle risorse di site reliability engineering (SRE). Più di tre quarti delle organizzazioni hanno adottato o intendono adottare SRE operations. E quando esaminiamo i piani per le AIOps attraverso quella lente troviamo una chiara connessione: chi ha adottato o intende adottare un approccio SRE ha una probabilità cinque volte maggiore di utilizzare o pianificare di utilizzare l’IA nell’ambito delle operations.

    L’impatto di SRE e AIOps sul problema della mancanza di competenze nell’ambito dell’automazione è sorprendente: le organizzazioni che hanno adottato o intendono adottare operations SRE hanno citato un deficit di competenze inferiore, circa la metà, rispetto a coloro che si attengono ai modelli operativi tradizionali.

    In conclusione, nel nostro report 2022 abbiamo scoperto che i CIO e i leader tecnologici devono concentrarsi sulla modernizzazione delle operations per mantenere il ritmo della trasformazione digitale e non rischiare di rimanere indietro rispetto a concorrenti digitalmente più maturi. Senza una pratica operativa forte, flessibile e moderna, l’IT farà fatica a sostenere il progresso verso un business totalmente digitale basato su intelligenza artificiale, dati e automazione.

    Di Lori MacVittie, Principal Technical Evangelist, Office of the CTO at F5

     

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