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    OT e cybersecurity: perché il modello reattivo non basta più

    By Redazione LineaEDP25/08/2025Updated:25/08/20254 Mins Read
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    Il settore manifatturiero italiano rimane tra i più esposti ai rischi informatici, nonostante i crescenti investimenti in sicurezza OT

    OT-cybersecurity
    Nicola Altavilla, Director of the Mediterranean Region di Armis

    Nonostante i crescenti investimenti in OT, il settore manifatturiero italiano rimane esposto ai rischi informatici. Una protezione efficace inizia da una visibilità completa, dal controllo continuo degli asset e da un approccio proattivo alla sicurezza.

    Con l’aumento della connettività e della complessità negli ambienti industriali, le conseguenze degli attacchi informatici diventano sempre più critiche. Una singola violazione in un sistema OT può fermare la produzione, compromettere la qualità dei prodotti o mettere a rischio la sicurezza delle persone. Per questo, garantire visibilità, protezione e controllo su ogni asset connesso è fondamentale.

    Oggi gli ambienti IT e OT non sono più separati come un tempo. Macchine industriali, sensori, sistemi di controllo e dispositivi OT sono sempre più connessi alle reti IT aziendali, condividendo dati, applicazioni e infrastrutture. Questa convergenza crea un ecosistema ibrido, dove un attacco può facilmente spostarsi da un sistema all’altro. In questo contesto, affidarsi solo a strategie reattive e pensate per il mondo IT non è più sufficiente. Per proteggere davvero l’ambiente OT, è necessario adottare un approccio proattivo e integrato che tenga conto dell’intera superficie d’attacco, fisica e virtuale.

    Un falso senso di sicurezza nella produzione

    Secondo lo studio “Warfare Without Borders: AI’s Role in the New Age of Cyberwarfare” di Armis,Il 64% dei decisori IT nel settore manifatturiero italiano afferma che la propria organizzazione è pronta a gestire un attacco di guerra informatica. Tuttavia, la realtà racconta una storia diversa:

    • Il 45% degli intervistati ammette che la propria organizzazione è già stata hackerata e non è riuscito a proteggere l’ecosistema in modo adeguato.
    • Il 68% riporta di aver sofferto da una a due violazioni della sicurezza informatica e conferma di aver pagato un riscatto a seguito di un ransomware.

      Questi numeri evidenziano come la percezione di preparazione spesso non corrisponda alla realtà, soprattutto quando mancano strumenti efficaci, processi solidi o un controllo unificato degli ambienti IT e OT.

    Dalla visibilità all’azione: proteggere l’intera superficie d’attacco

    Sebbene il 77% delle aziende italiane affermi di aver stanziato budget sufficienti per la sicurezza informatica (inclusi personale e processi), gli investimenti da soli non garantiscono protezione. Le violazioni continuano a verificarsi, segnalando che i rischi vengono spesso sottovalutati e che i team di sicurezza incontrano difficoltà nel gestire una superficie di attacco sempre più estesa e complessa.

    Uno dei principali ostacoli è la frammentazione della visibilità e del controllo. Molte organizzazioni si affidano a strumenti isolati per monitorare specifiche categorie di asset, lasciando ampie zone d’ombra che gli attaccanti possono facilmente sfruttare. Rafforzare la postura di sicurezza richiede un approccio unificato e continuo: non solo un inventario statico, ma una visione approfondita e costantemente aggiornata di ogni asset connesso.

    A questa complessità si aggiungono le conseguenze strategiche e normative. Secondo i dati Armis, il 27% delle aziende manifatturiere italiane ha rinviato, bloccato o cancellato progetti di trasformazione digitale a causa della minaccia rappresentata dalla guerra informatica. La paura dell’esposizione sta rallentando l’innovazione proprio nei momenti in cui sarebbe più necessaria.

    Nel frattempo, la pressione normativa è in aumento. La Direttiva NIS2, in vigore dalla fine del 2024, estende esplicitamente gli obblighi di sicurezza anche agli ambienti OT dei settori più critici: produzione, energia, sanità e logistica. Le organizzazioni che non adottano un approccio proattivo e basato sul rischio si espongono non solo a minacce operative, ma anche a serie criticità di conformità.

    Perché la difesa reattiva non è più sufficiente

    In questo scenario, affidarsi a una strategia frammentata non è più sostenibile. Solo una visibilità continua, accompagnata da protezione e controllo unificati su ogni asset connesso, dall’IT all’OT, può garantire sicurezza, resilienza e continuità operativa in un contesto sempre più esposto.

    Proteggere gli ambienti OT significa molto più che adattare gli strumenti IT. Richiede un cambiamento radicale di mentalità: dalla difesa reattiva alla gestione proattiva dell’esposizione. Ciò significa valutare costantemente i rischi, monitorare i comportamenti in tempo reale e agire prima che le minacce prendano piede.

    Per le organizzazioni italiane, adottare una gestione proattiva dell’esposizione non è solo una priorità in materia di sicurezza informatica, ma un imperativo aziendale.

    A cura di Nicola Altavilla, Director of the Mediterranean Region di Armis

    Armis cybersecurity manifacturing OT
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