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    Sei qui:Home»Categorie Funzionali»Posizione Home-Page»Posizione Primo Piano»Ci stiamo avvicinando ai limiti del cloud?

    Ci stiamo avvicinando ai limiti del cloud?

    By Redazione LineaEDP11/06/20195 Mins Read
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    Insight, partner Microsoft attivo soprattutto in ambito Cloud, affronta il tema dell’evoluzione della tecnologia sulla ‘nuvola’ e dell’avvento dell’Edge Computing

    Francesco Diaz, Insight
    Francesco Diaz, Insight

    Di Francesco Diaz, EMEA Data & Artificial Intelligence Lead, Insight

    Il cloud… come siamo arrivati qui, come è iniziato tutto…sorprendentemente già negli anni ‘50, quando i mainframe – enormi ed estremamente costosi – divennero disponibili per le grandi aziende e università. Erano accessibili a più utenti attraverso terminali che non avevano capacità di calcolo e agivano esclusivamente come stazioni per facilitare l’accesso ai mainframe stessi. Alcuni sostengono che si trattasse di una sorta di Cloud 1.0.

    Nel corso dei decenni e man mano che l’internet ad alta velocità è diventato di uso comune, gli utenti hanno avuto accesso a risorse di calcolo quasi illimitate da qualsiasi dispositivo collegato alla rete, ovviamente a condizione di poterne pagare l’utilizzo.

    Con l’avvento dell’Internet of Things (IoT), della comunicazione Machine-to-Machine (M2M) e la continua crescita del numero di fonti di dati, il modello del cloud, con le sue intrinseche limitazioni in termini di latenza di rete, non sarà più la panacea come oggi viene magnificata, ma entreremo nell’era dell’Edge computing.

    Cos’è l’Edge computing?

    Un concetto relativamente nuovo, l’Edge computing – chiamato anche cloudlets o grid computing – spinge efficacemente le funzioni di calcolo ai limiti della rete. In altri termini, piuttosto che “pompare” tutti i dati fino al cloud per l’analisi e l’azione, questo processo è molto più vicino alle fonti di dati.

    I dispositivi “Edge” possono essere oggetti qualsiasi con sufficiente portata e capacità di calcolo; per esempio interruttori, router o anche i sensori IoT che raccolgono i propri stessi dati.

    Elaborando i dati il più vicino possibile ai dispositivi IoT coinvolti nell’emissione e risposta ai dati, le limitazioni fisiche della rete diventano meno rilevanti. Il risultato è l’eliminazione dei colli di bottiglia e dei costi relativi ai cloud computing e alla rete.

    Quando e dove è utile l’Edge computing?

    Alcuni dei principali vantaggi dell’Edge computing derivano dalla sua capacità di ridurre la latenza. In una rete, la latenza è il tempo impiegato dai dati per arrivare alla loro destinazione attraverso la rete. Di solito, questa viene misurata dal tempo di andata e ritorno. Per esempio, la latenza tra la California e i Paesi Bassi è circa 150 millisecondi.

    Anche se sembra una quantità di tempo insignificante, e per le applicazioni tradizionali questa latenza è effettivamente statisticamente irrilevante, in un mondo sempre più dipendente dai dispositivi IoT-connessi, la situazione potrebbe rapidamente cambiare. Un esempio lampante è fornito dalle automobili a guida autonoma. Decisioni come la prevenzione delle collisioni devono essere prese dal veicolo il più vicino possibile al tempo reale. In questo scenario, anche la più piccola quantità di latenza può comportare rischi gravi per la sicurezza.

    Un altro aspetto dell’Edge computing è legato alla capacità e disponibilità delle reti e della larghezza di banda. Nonostante gli incrementi di capacità a cui siamo ormai abituati, si possono ancora facilmente generare colli di bottiglia al cloud stack dato che Internet è ancora, in definitiva, un mezzo di comunicazione pubblico condiviso.

    L’Edge computing riduce il carico sulle reti riducendo il volume dei dati rispediti dalla rete centrale. Questo perché tradizionalmente non tutti i dati generati dai dispositive IoT sono necessari, quindi l’elaborazione dei dati ai limiti della rete consente alle imprese di inviare al servizio di cloud centrale solo ciò che è realmente rilevante.

    Allo stesso modo, la connettività alle reti non è onnipresente. Dispositivi come le turbine eoliche, generalmente situate in aree remote, grazie all’utilizzo dell’Edge computing potrebbero acquisire una, seppur limitata, capacità di auto-diagnosticare e auto-risanare eventuali problemi o malfunzionamenti.

    Sicurezza e conformità sono un must

    A seguito dell’entrata in vigore del ben noto regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), il controllo dei dati sta diventando una preoccupazione rilevante per aziende e organizzazioni e questa situazione presenta una serie di sfide per il cloud pubblico. La conformità al GDPR può rivelarsi un’operazione complessa in cloud, in particolare per le imprese globali. Con l’avvento dell’era dei dispositivi ‘smart’ arrivano sempre più dati da dispositivi come orologi, domotica, telefoni, etc.

    Essendo tutti questi dati ospitati nel cloud, in futuro potrebbero sorgere dei problemi legati al controllo, alla proprietà, al consenso e al diritto all’oblio, relativamente ai dati sensibili. Le offerte per il mondo enterprise sono impegnate a tenere il passo con la diverse legislazioni vigenti, con fornitori cloud che ora offrono opzioni “Multi-Geo” basate sul luogo dove i dati vengono memorizzati.

    In termini di sicurezza, con l’Edge computing, le aziende possono limitare la loro esposizione al rischio semplicemente archiviando ed elaborando i dati localmente e trasferendo sul cloud solo ciò che è realmente necessario. Questo non solo aiuta a garantire la conformità, ma riduce anche i rischi per la sicurezza informatica. Una minore quantità di dati in transito equivale a una superficie di attacco inferiore, dando agli hacker meno vettori di attacco da sfruttare.

    L’era dei big data è qui, ed è ovunque

    Con la capacità di memorizzare ed elaborare grandi quantità di dati disponibili, siamo entrati in un’era di innovazione guidata dai dati che sembra non conoscere limiti.

    Il trend che spinge le aziende verso l’Edge computing nel breve termine continuerà a essere guidato dai risparmi ottenibili in termini di capacità della rete e capacità di calcolo, mentre nel lungo termine subentreranno altri fattori come la capacità di fornire un accesso più veloce e più accurato all’automazione e un processo decisionale sensibile al fattore tempo alla fonte. Questa evoluzione avverrà all’interno di un più ampio ecosistema basato sul cloud che sarà modellato dalla domanda di servizi per i clienti piuttosto che dai limiti dell’infrastruttura cloud stessa.
    In definitiva, la relazione simbiotica tra i dati che creiamo e la capacità di elaborarli e memorizzarli definirà i sistemi tecnologici futuri. Oggi l’Edge computing è in continua evoluzione: i suoi vantaggi sono innegabili e la domanda da parte delle aziende è crescente.

    cloud edge computing insight
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    Redazione LineaEDP
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