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    I dati (e la tecnologia) per un mondo più sostenibile: il messaggio di SAS

    By Laura Del Rosario03/11/20225 Mins Read
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    SAS Italia ha parlato di trasformazione digitale, dati, open innovation e sostenibilità durante l’evento ‘Be Curious. Be Innovative. Nuovi orizzonti dell’era data-driven’, che si è svolto a Milano, dove sul palco si sono succeduti ospiti di primo piano

    SAS Italia - dati - ‘Be Curious. Be Innovative. Nuovi orizzonti dell’era data-driven’ 2022

    I dati sono il nuovo petrolio ma perché generino valore devono essere raccolti, analizzati ed utilizzati nella maniera più corretta per supportare le decisioni. Se i dati però sono al centro della rivoluzione digitale che stiamo vivendo va anche detto che il potenziale dei dati va ben al di là perché i dati, insieme alla tecnologia intesa in senso più lato, sono la via per cui passa la costruzione di un mondo davvero sostenibile. Questo il tema al centro dell’evento ‘Be Curious. Be Innovative. Nuovi orizzonti dell’era data-driven’, giunto alla sua seconda edizione ed organizzato da SAS in forma mista fisica e live streaming per approfondire insieme alla propria community le sfide che ci troviamo tutti ad affrontare, passando ovviamente per un approccio incentrato sul dato che va di pari passo all’open innovation e alla sostenibilità, ambientale e sociale.

    La Fiducia e l’Ottimismo come motori per la crescita

    Ad aprire i lavori Mirella Cerutti, Regional Vice President e Managing Director di SAS Italia, che ha sottolineato l’impegno di SAS nel costruire insieme ai suoi partner e al suo ecosistema un futuro migliore per tutti proprio grazie alla cooperazione e alla contaminazione di mondi diversi. Insieme a lei sul palco, Riccardo Luna, Direttore di Italian Tech, sottolinea come oggi “la decisione più importante che possiamo prendere ogni mattina è quella di svegliarci non di buon umore, come recita la nota massima, ma ottimisti”. L’ottimismo e la fiducia sono infatti i motori per l’azione e l’impegno nella consapevolezza di ciò che è stato fatto e di ciò che resta da fare. Cerutti evidenzia proprio come i dati e gli analytics consentono una lettura più corretta del passato dalla quale partire per immaginare e portare a compimento il nostro futuro. La missione di SAS è “quella di proporsi come un partner nella trasformazione digitale dei propri clienti rendendoli consapevoli del passato tramite i dati nell’ottica di un mondo migliore”. Tutto questo però è possibile solo se ogni azienda è disposta a scendere dal piedistallo e si prende la briga di andare a vedere cosa succede al di fuori del suo mondo. 

    Cooperazione e nuova mentalità

    “Lavorare insieme è il pilastro per arrivare a realizzare un mondo più sostenibile – afferma ancora Cerutti -. La competizione va messa da parte in favore di una cooperazione trasversale che permette la condivisione delle reciproche competenze e quindi abilita una crescita più rapida”. Una strategia che la stessa SAS ha messo in atto in concreto attivando una serie di startup che le danno la velocità di cui da sola non può disporre ma anche portando avanti partnership di successo con realtà storicamente in competizione, come Microsoft, con la quale dal 2020 collabora grazie ad aver reso disponibile SAS Viya su Azure secondo un modello win-win.

    La sfida sta, quindi, nel traghettare le aziende ad adottare la mentalità più corretta per supportare una cultura digitale persistente e davvero data-driven tramite un salto di mentalità ma anche un cambio radicale dei processi, che non devono replicare il vecchio modello sul digitale, ma che devono essere completamente ripensati in ottica disruptive.

    Oggi l’Italia si trova a buon punto nella strada verso il digitale, anche grazie al lavoro portato avanti con il commissario Diego Piacentini e dai successivi Ministeri per il digitale e anche con il nuovo governo, seppure in maniera diversa, la linea da seguire pare tracciata in un senso ormai irreversibile perché tutti hanno potuto toccare con mano i benefici di servizi digitali come e-commerce e SPID solo per citare due esempi. Molto è stato fatto, anche se sul fronte Big Data e Analytics molto resta ancora da fare, motivo per cui SAS è impegnata a lavorare a fianco delle Università ma anche con piani pensati addirittura per le scuole elementari, nell’ottica di una maggiore affermazione delle materie STEM, anche tra le ragazze. Anche perché, nonostante la crescita dell’importanza della tecnologia, come sostiene Luna “l’uomo è destinato a restare al centro perché la tecnologia va ad affiancare l’uomo e non a sostituirlo”.

    Sostenibilità in primo piano

    Tra gli obiettivi prioritari, come accennato, al primo posto troviamo oggi la sostenibilità perché nessuna generazione può arricchirsi a discapito di quelle successive e bisogna quindi trovare una via che consenta alle imprese di essere produttive ma nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dell’uomo. La tecnologia anche qui gioca un ruolo di primo piano perché può servire, tramite la corretta analisi dei dati, a capire cosa è possibile migliorare e ottimizzare (si pensi, uno su tutti, al caso dell’impiego dei sensori in ambito agricolo) e contemporaneamente va governata all’insegna essa stessa della sostenibilità.

    La tecnologia è già stata impiegata in alcune sperimentazioni di successo, soprattutto in ambito Smart City: nelle città si concentrerà entro il 2050 oltre il 70% della popolazione mondiale (allo stato attuale siamo fermi al 55%). Città che occupano solo il 2% della superficie ma che sono le responsabili del 70% del consumo globale di risorse: motivo per cui in ottica sostenibilità uno degli impegni maggiori, come affermato da Carlo Ratti, Architetto e Ingegnere, Direttore del MIT Senseable City Lab, è quello di lavorare sfruttando i dati per arrivare a progettare città più sostenibili.

    L’importanza del dato è emersa anche dalle testimonianze di Valentina Sorgato, AD di Smau, e di Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, di cui SAS è membro, oltre che dalla testimonianza concreta di aziende come Brico.Io che negli ultimi tre anni ha dovuto adeguarsi al nuovo modello customer-centrico ripensando completamente i propri processi e il proprio modo di comunicare.

     

     

     

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