Di seguito condividiamo un articolo di Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager di Pure Storage dedicato ai cambiamenti nelle licenze VMware che ha portato molte aziende a valutare alternative come Kubernetes o altri hypervisor. Tuttavia, la migrazione richiede attenzione per quanto riguarda lo storage, i costi e la compatibilità infrastrutturale.
Buona lettura!
L’evoluzione del mercato della virtualizzazione: quale strada percorrere?
I recenti cambiamenti introdotti nelle licenze VMware in seguito all’acquisizione da parte di Broadcom hanno acceso un faro sugli approcci alternativi per la gestione dei workload virtualizzati. Un sondaggio effettuato nel 2024 su 110 clienti VMware da parte del provider statunitense di servizi di supporto Rimini Street ha evidenziato come pressoché tutti gli intervistati (98%) stessero già utilizzando, valutando o programmando alternative per almeno una porzione dei propri ambienti VMware – nonostante il 79% affermasse che il software VMware posseduto rispondeva ai rispettivi requisiti di business.
La decisione di Broadcom di sostituire le licenze perpetue di VMware con un modello in abbonamento e il raggruppamento dei prodotti VMware all’interno di un portafoglio può non essere l’approccio migliore per tutti. Non sorprende dunque che alcune aziende stiano studiando delle possibili alternative, seppur non si tratti di un cambiamento semplice, specialmente quando si considerino la gestione, lo storage e la protezione dei dati delle VM coinvolte.
Quali sono le alternative a VMware?
In ultima istanza le opzioni possibili sono due: mantenere VMware e mitigare gli aumenti dei relativi costi ricercando nuove efficienze altrove, oppure migrare una parte o la totalità dei workload VM su soluzioni diverse da VMware.
Le alternative a VMware contemplano il passaggio a un hypervisor differente, l’implementazione dei workload VM su Kubernetes (containerizzato o meno) o la migrazione dei workload VMware su cloud.
La containerizzazione è un’alternativa molto interessante alla virtualizzazione dei server. In questo contesto, KubeVirt fornisce un ambiente nel quale gli sviluppatori possono creare applicazioni parallelamente sia su container che su macchine virtuali. KubeVirt è un tool open source che consente di orchestrare le VM con Kubernetes. Kubernetes è normalmente progettato per i container, leggeri e portabili, ma KubeVirt estende Kubernetes in modo che possa gestire le VM tradizionali nel medesimo ambiente, con gli stessi strumenti e con gli stessi workflow.
Il vantaggio, al di là dei costi di licenza più contenuti, è che la containerizzazione è già pronta per le applicazioni cloud-native che possono abbracciare sia gli ambienti on-premise che il cloud stesso – e questo in aggiunta alla rapidità di sviluppo e alla scalabilità che i container consentono.
Storicamente lo storage ha sempre rappresentato una sfida per i container, dal momento che questi ultimi sono stati concepiti in origine per essere stateless. Oggi, tuttavia, sono disponibili alcune soluzioni estremamente mature per lo storage e la protezione dei dati dei workload Kubernetes, sia per i container che per le VM.
La cosa importante è scegliere un vendor che proponga una piattaforma di data management progettata per Kubernetes e che fornisca storage, protezione dati e orchestrazione in modo nativo per quell’ambiente. La capacità di supportare KubeVirt su vasta scala è importante per gli scenari qui discussi.
Pro e contro della migrazione
Con tutte le opzioni disponibili vi sono numerosi potenziali vantaggi nella decisione di cambiare. Principalmente questi vantaggi sono incentrati sulla riduzione dei costi di licenza sulle piattaforme alternative, ma bisogna considerare con attenzione anche alcune altre aree chiave: per esempio la gestione delle competenze della propria azienda nel passaggio a un nuovo ambiente, il modo di integrare le dipendenze esistenti (backup, storage, reti ecc.) con un nuovo layer di virtualizzazione, la capacità dell’hardware di supportare l’ambiente di virtualizzazione desiderato e il costo della migrazione stessa.
Indipendentemente dal percorso stabilito, prima di prendere una decisione le aziende dovranno considerare gli oneri della gestione, lo storage, la protezione dei dati e i costi delle alternative a VMware.
Qualunque sia la strada, lo storage è la chiave
Che si decida di restare su VMware o di passare a un’altra piattaforma, lo storage deve essere all’altezza per evitare problemi di prestazioni. Le esigenze prestazionali dei workload VM possono variare notevolmente: dai workload transazionali e AI, intensivi e ad alta casualità con molte operazioni di lettura e scrittura, fino a quelli sequenziali a forte attività di lettura. Gli ambienti virtualizzati esigono pertanto storage capace di gestire alti volumi di I/O casuale da parte delle varie macchine virtuali presenti su ciascun nodo di calcolo.
Lo storage flash è essenziale per la maggior parte degli ambienti virtualizzati dal momento che è particolarmente adatto a queste esigenze di I/O, ma deve essere anche disaggregato dal layer di calcolo. La possibilità di scalare la capacità di calcolo indipendentemente da quella storage al crescere dei volumi di dati non è solo estremamente utile e conveniente economicamente, ma permette anche l’utilizzo contemporaneo degli stessi sistemi storage con più soluzioni di virtualizzazione o containerizzazione.
Poiché i workload VM variano da quelli più pesanti con operazioni di I/O casuali (come AI e transazioni) fino a quelli sequenziali ad alti volumi di lettura, lo storage all-flash è la scelta migliore grazie ai suoi livelli superiori di prestazioni, densità e affidabilità rispetto ad altre opzioni. L’ideale sarebbe scegliere un vendor che offra un ventaglio di opzioni dalle prestazioni ultra elevate fino alle soluzioni economiche ad alta densità come QLC flash.
L’aspetto importante della virtualizzazione
Le aziende che desiderano un’alternativa a VMware possono migrare verso un hypervisor differente o adottare la containerizzazione. Qualsiasi sia la scelta, i vantaggi sono notevoli; ma non è un cambiamento da prendere alla leggera dal momento che il nuovo ambiente deve soddisfare le dipendenze esistenti in termini di backup, storage e altre aree infrastrutturali. Adottando nuove soluzioni che possono coesistere con VMware, è importante dare priorità a flessibilità e facilità d’uso in modo da ridurre l’appesantimento amministrativo derivante dall’impiego simultaneo di più piattaforme.
di Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager di Pure Storage