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    Sei qui:Home»News»Rame: l’inflazione impatterà sul settore dei data center?

    Rame: l’inflazione impatterà sul settore dei data center?

    By Redazione LineaEDP30/05/2024Updated:30/05/20243 Mins Read
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    L’incremento vertiginoso del prezzo del rame è uno degli elementi da tenere in considerazione nella futura realizzazione di data center

    Rame
    Luca D’Alleva, Senior Consultant di BCS Italia

    In questo articolo, Luca D’Alleva, Senior Consultant di BCS Italia, condivide un’analisi sul futuro delle materie prime, utilizzate nella realizzazione dei data center, in primis il rame, e i possibili scenari economici per il settore.

    Buona lettura!

    L’aumento del costo del rame segnerà il futuro dei data center

    Con l’avvento dell’intelligenza artificiale, anche il settore dei data center sta intensificando la propria presenza all’interno del mercato delle materie prime – specialmente il rame – coinvolte nella realizzazione di questa tipologia di infrastruttura. Già massivamente impiegato nell’industria tecnologica ed energetica, l’adozione dell’AI e il suo ruolo nella trasformazione digital e smart di molti settori, sta facendo aumentare il valore di questo metallo in modo significativo.

    Secondo Bank of America (BoA), infatti, la crisi è alle porte. Il prezzo del rame ha raggiunto quotazioni record, con i futures a 10.000 dollari a Londra e 5.000 negli Stati Uniti, raggiungendo i 10.750$ per tonnellata nel 2025. L’oro rosso viene infatti impiegato dall’industria delle rinnovabili per la progettazione di turbine eoliche, nelle reti elettriche e nei cavi di alimentazione e altri componenti dei data center.

    AI ed elettrificazione delle economie potrebbero quindi causare una crisi nella supply chain del rame, in quanto la sua fornitura risulta essere sempre più scarsa e caratterizzata da forti tagli di produzione che ne limitano la disponibilità. Una causa di questa carenza sembrerebbe essere determinata dalla mancanza di nuovi progetti minerari. Analogamente, la produzione di alluminio si è dimezzata, ma la domanda rimane in costante crescita. In questo contesto, quindi, i prezzi saliranno notevolmente: entro il 2026, BoA prevede un costo medio di 12.000 dollari/ton per il rame e di 3.250 dollari/ton per l’alluminio.

    Come sempre, nel caso delle materie prime, la Cina è il vero ago della bilancia: la domanda delle raffinerie cinesi è alta a causa dell’investimento del Paese nelle energie rinnovabili e nell’economia decarbonizzata, che serve anche a rifornire molti altri Paesi. Tuttavia, Pechino potrebbe rallentare i suoi progetti per via della mancanza di materie prime, attenuando l’aumento dei prezzi.

    Tra i metalli per tecnologie future, il rame rimane quello principale impiegato nei progetti di transizione energetica, con un rapporto domanda-offerta che, nel 2023, è stato abbastanza equilibrato. Per il 2024, invece, BoA prevede un deficit di -324.000 tonnellate che potrebbe più che raddoppiare entro il 2026 (-743.000 tonnellate previste). Questo accadrà nonostante la possibile riduzione di domanda da parte della Cina, in quanto USA ed Europa proseguiranno con la realizzazione di progetti e infrastrutture tecnologiche volte a portare a compimento la transizione energetica e digitale.

    L’incremento vertiginoso del prezzo del rame è quindi un altro elemento da tener conto nella futura realizzazione di data center dato che influenzerà l’investimento necessario. Il mercato del real estate ha frequentemente subito rallentamenti a causa di aumenti di costi delle materie prime, non ultimi i rialzi dovuti al periodo Covid e alla guerra in Ucraina, ma sarà interessante vedere come il settore dei data center si adatterà alla situazione o se sarà vittima di questa crisi.

    di Luca D’Alleva, Senior Consultant di BCS Italia

    BCS Italia data center inflazione Luca D'Alleva materie prime
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