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    Sei qui:Home»Rubriche»Sicurezza»Affrontare il deficit di competenze nella cybersecurity: una guida per le PMI

    Affrontare il deficit di competenze nella cybersecurity: una guida per le PMI

    By Redazione LineaEDP31/12/20255 Mins Read
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    Sabrina Curti, Marketing Director di ESET Italia, analizza le conseguenze del deficit di talenti sulla sicurezza e sulla compliance delle PMI e propone un approccio pragmatico per affrontare il problema, combinando formazione, servizi gestiti e strumenti pensati per realtà con risorse limitate

    Sabrina Curti-ESET-sicurezza-competenze
    Sabrina Curti, Marketing Director di ESET Italia

    La carenza di talenti nella cybersecurity continua a rappresentare una minaccia concreta per la resilienza delle imprese. Si stima che a livello globale manchino tra i 2,8 e i 4,8 milioni di professionisti qualificati, e le piccole e medie imprese (PMI) ne risentono in modo particolare. Con budget contenuti, team già sotto pressione e competenze interne limitate, molte PMI faticano a implementare anche le misure di sicurezza più basilari. 

    Il report Global Cybersecurity Outlook 2025 evidenzia che il 39% delle organizzazioni considera la carenza di competenze una barriera significativa alla resilienza, e solo il 14% ritiene di avere le figure professionali adeguate. Questi gap incidono non solo sulle attività quotidiane di sicurezza, ma anche sulla capacità di rispettare normative e standard come GDPR, HIPAA, PCI DSS e ISO 27001, che prevedono ruoli, processi e controlli tecnici ben definiti. 

    Impatto sulla compliance 

    La mancanza di personale adeguatamente formato rallenta procedure essenziali come il rilevamento e la risposta agli incidenti, limita le attività forensi e complica gli obblighi di comunicazione. Secondo l’IBM Cost of a Data Breach Report 2024, le organizzazioni con carenze di organico hanno sostenuto in media 1,76 milioni di dollari in più in costi legati alle violazioni, soprattutto a causa dei tempi di permanenza più lunghi e di processi di mitigazione meno efficienti. 

    Per le PMI questo livello di esposizione non rappresenta soltanto un rischio economico, ma anche un ostacolo al mantenimento della fiducia e alla conformità normativa. Con standard sempre più rigorosi e orientati alla sicurezza, la mancanza delle competenze necessarie comporta il rischio di non riuscire a tenere il passo. 

    Strategie per le PMI 

    Anziché provare a replicare strutture tipiche delle grandi aziende, le PMI dovrebbero adottare strategie mirate e sostenibili, in linea con il proprio profilo di rischio e le risorse disponibili. 

    Puntare sui fondamentali 

    Non servono budget elevati per ottenere miglioramenti significativi. La formazione sulla sicurezza – in particolare su phishing e social engineering – resta una delle modalità più efficaci per ridurre l’errore umano. Audit e valutazioni di rischio periodiche sono essenziali per identificare e dare priorità alle vulnerabilità prima che diventino punti di ingresso per gli attaccanti. Controlli di base come la cifratura dei dati, backup sicuri e policy efficaci per le password costituiscono la struttura portante della cyber hygiene moderna e possono essere implementati con costi contenuti. Queste azioni contribuiscono a migliorare la postura di sicurezza e consentono di soddisfare alcuni dei requisiti più rilevanti in materia di integrità dei dati, controllo degli accessi e continuità operativa. 

    Affidarsi a servizi esterni 

    Una misura immediata consiste nell’attivare servizi di sicurezza gestiti. Le soluzioni di managed detection and response (MDR) e i managed security service provider (MSSP) garantiscono monitoraggio continuo, threat intelligence e competenze di incident response senza la complessità e i costi necessari a costruire un team interno. 

    Gli MSSP si occupano soprattutto di attività fondamentali come gestione dei firewall, manutenzione della protezione degli endpoint e applicazione delle patch. L’MDR è invece orientato al rilevamento avanzato delle minacce, all’indagine in tempo reale e alla risposta automatizzata. La differenza principale riguarda quindi profondità, ambito e livello di specializzazione, e la scelta dipende dalle priorità dell’azienda. Entrambe le opzioni rappresentano un valido supporto per ottenere un livello superiore di resilienza. 

    Scegliere strumenti mirati per le PMI 

    Le piattaforme enterprise possono risultare complesse da adottare. Le soluzioni pensate per le PMI offrono policy preconfigurate, patching automatico, autenticazione multifattore (MFA) e dashboard intuitive. Consentono di migliorare la postura di sicurezza senza aumentare il carico operativo interno. È utile privilegiare strumenti che integrano filtraggio email, monitoraggio della rete ed endpoint protection in un’unica console, spesso con template già allineati ai principali framework di compliance. 

    Promuovere un’architettura zero trust 

    Il modello zero trust non è più appannaggio esclusivo delle grandi aziende. Nonostante possa sembrare complesso, si basa su principi accessibili come MFA, accesso con privilegi minimi e segmentazione della rete. Limitando l’accesso allo stretto necessario e separando i sistemi sensibili, le PMI riducono in modo significativo il rischio di movimento laterale in caso di violazione. Queste misure contribuiscono a elevare il livello di resilienza e si integrano bene con gli standard che richiedono controlli granulari degli accessi e minimizzazione dei dati. 

    Integrare soluzioni AI-driven 

    Le soluzioni di sicurezza AI-driven stanno diventando sempre più accessibili anche per le realtà più piccole. Le piattaforme moderne offrono rilevamento delle anomalie in tempo reale, risposte automatizzate e analisi comportamentali, funzionalità che in passato richiedevano team ampi e altamente specializzati. Secondo l’IBM Cost of a Data Breach Report, l’adozione di AI e automazione consente una riduzione media dei costi di violazione pari a 2,2 milioni di dollari. Questi strumenti ampliano la copertura di sicurezza e semplificano la compliance grazie a log dettagliati, policy coerenti e rilevamento rapido degli incidenti. 

    I benefici per la compliance 

    Colmare il deficit di competenze non è soltanto una necessità tecnica, ma anche un acceleratore per la compliance. Grazie all’adozione di servizi esterni, strumenti mirati e attività di formazione, le PMI possono predisporre le basi per soddisfare requisiti normativi sempre più articolati. 

    Tempi di rilevamento e risposta più rapidi sono particolarmente importanti per standard come GDPR e HIPAA, che prevedono la notifica delle violazioni entro termini stringenti (72 ore per il GDPR). Log mantenuti correttamente e controlli granulari degli accessi aiutano invece a soddisfare PCI DSS e ISO 27001, diventando un elemento distintivo anche per la cyber insurance, che richiede prove tangibili di monitoraggio efficace e gestione degli incidenti. Anche i rischi legati ai fornitori possono essere gestiti in modo più efficace con il supporto di MSSP o MDR, mentre la formazione del personale contribuisce a soddisfare gli obblighi relativi alla consapevolezza degli utenti. 

    Per le PMI, il percorso passa da una combinazione equilibrata di strumenti agili, partner affidabili e maggiore consapevolezza interna. Un approccio pragmatico che consente di affrontare la carenza di competenze e costruire una base solida, sicura e conforme per il futuro, orientata a un principio di prevention-first. 

    A cura di Sabrina Curti, Marketing Director di ESET Italia 

     

     

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