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    Coding: nuova abilità dopo la pandemia

    By Redazione LineaEDP07/04/20214 Mins Read
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    Per Joanna Hodgson (in foto), Solution Architect Lead UK&I, Red Hat, è tempo di demistificare il coding e aprirlo a tutti

    Mentre il Covid ha colpito duramente molte industrie, aumentando i numeri della disoccupazione e l’incertezza del lavoro, la domanda di competenze tecniche, coding in primis, è più elevata che mai. Secondo un’analisi del Financial Times sono quasi 800.000 i nuovi posti di lavoro nel settore della programmazione dei computer e servizi correlati.

    Una recente ricerca Red Hat ha evidenziato che uno su 20 (5%) degli oltre 30.000 intervistati in tutta Europa ha scelto il coding, ossia lo sviluppo di codice, come nuova abilità dopo la pandemia. Due terzi di loro (65%) hanno motivato questa scelta con il desiderio di riqualificarsi per un nuovo lavoro o una nuova carriera.

    Coding: non serve un background tecnico

    È interessante notare che la ricerca ha rivelato che la maggior parte di coloro che imparano il coding provengono da un background non tecnico – il 79% non aveva precedentemente lavorato nella tecnologia, mentre il 71% non detiene una laurea in discipline scientifico-tecnologiche (STEM – Science, Technology, Engineering and Mathematics).

    Questo implicherebbe che una gran parte dei nuovi sviluppatori software potrebbe essere alla ricerca di un cambio di carriera radicale. A parte l’elevata domanda di programmatori di computer, si tratta di una carriera con una buona retribuzione, orari e luoghi flessibili (elemento particolarmente ambito dopo la pandemia), applicabile a più settori industriali e aree di interesse.

    È una tendenza che le aziende tecnologiche dovrebbero abbracciare con entusiasmo. In pratica, avere accesso a un nuovo bacino di talenti in ambito coding ha il potenziale di colmare il crescente gap di competenze digitali, oltre che di migliorare la diversità all’interno dei team tecnici.

    Per sostenere le persone che passano a questa carriera da un background non tecnico, è necessario dissipare gli stereotipi obsoleti che ancora esistono su chi ha la capacità di diventare un programmatore – come il fatto che è visto come una disciplina puramente matematica piuttosto che creativa, o che si presta solo ai geni o ai tipi asociali.

    Da STEM a STEAM per includere la creatività

    ideaIl coding è in realtà una disciplina molto creativa in virtù del fatto che si crea qualcosa che non esiste ancora. Coinvolge la logica, il problem-solving, la precisione e il design – abilità che possono essere trasferite da tutti i tipi di discipline. Questo spiega perché, negli ultimi anni, il termine industriale “STEM” è stato ampliato a “STEAM” (per includere le arti), al fine di indicare il valore di competenze artistiche alle discipline tecniche.

    Abbiamo bisogno di diversità tra i team per creare una tecnologia che sia rappresentativa di tutti i background educativi, esperienze e processi di pensiero.

    Rendere accessibile il coding in tre passi

    Per le aziende, c’è sia l’opportunità che la responsabilità di aiutare a demistificare il coding come carriera e renderla accessibile a nuove generazioni, partendo da tre considerazioni chiave:

    1) Assumere per il potenziale e la passione rispetto alle competenze

    Quando si tratta di codifica, significa testare il pensiero logico e l’interesse a risolvere problemi del mondo reale, piuttosto che guardare esclusivamente alle materie studiate. Se le specifiche del lavoro non sono limitate alle tradizionali materie STEM, aiuterà ad ampliare il pool di candidati ed evitare che le persone assumano a loro immagine e somiglianza.

    2) Riqualificazione interna

    Dato che assumere talenti tecnici è diventato sempre più costoso, c’è anche un tema economico. Le aziende dovrebbero dedicare del tempo alla creazione di programmi progettati per coinvolgere i dipendenti interessati al coding o a passare a un ruolo più tecnico, sia che si tratti di sessioni “lunch-and-learn” o hackathon e club di coding.

    3) Impegnarsi con la comunità più ampia

    Oltre a collaborare a iniziative che aiutano le persone a entrare nel mondo del coding, le aziende dovrebbero indirizzarle verso le comunità open source, permettendo così ai nuovi programmatori di lavorare su progetti del mondo reale e imparando dai colleghi del settore.

    Sappiamo che il software viene usato da un gruppo eterogeneo di persone, quindi deve essere creato da un gruppo altrettanto eterogeneo; sappiamo anche che la pandemia ha acceso un nuovo interesse nelle persone che imparano a codificare, ma che è ancora un mondo difficile da navigare.

    Se le aziende colgono l’opportunità di aiutare un pool di talenti più diversificato a intraprendere questa carriera, sia dipendenti che datori di lavoro ne trarranno vantaggio.

    Coding Joanna Hodgson Red Hat sviluppo software
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