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    Pronti alla prossima disruption della supply chain?

    By Redazione LineaEDP22/02/20227 Mins Read
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    Alessandro Chimera, Director Digitalization Strategy, TIBCO, indica 3 strategie per gestire in modo proattivo qualsiasi disruption della supply chain

    In passato, le discussioni sull’argomento delle supply chain erano confinate ai tecnici della logistica e dei trasporti, ai direttori degli acquisti e, in modo abbastanza ovvio, ai professionisti della gestione delle catene di approvvigionamento.

    Con un gran numero di componenti operativi coinvolti che si estendono dalle linee di produzione in fabbrica fino ai camion, alle navi e agli aeroplani, i prodotti fisici che attraversano le supply chain mondiali si sono mossi su cammini orchestrati e noti solo al personale che lavora lungo questo percorso economico.

    Con una gestione similare dell’insieme dei relativi servizi intangibili dedicati alle Supply Chain mondiali, gli esperti generalmente sarebbero già stati pronti a partecipare alle annuali cene di settore per le assegnazioni dei vari premi. Ma i tempi sono cambiati… adesso tutti vorrebbero partecipare per ottenere una fetta del paradigma della conoscenza della catena degli approvvigionamento e del loro funzionamento.

    Realtà pre e post-pandemia

    Tutti abbiamo visto e letto circa le interruzioni che molte delle supply chain in tutto il mondo hanno subito negli ultimi due anni della pandemia. Tuttavia, questo periodo non è unico come molti potrebbero pensare; alcune di queste lezioni le abbiamo già imparate in passato ma oggi possiamo tirare le somme delle nostre esperienze e utilizzarle per costruire una rete digitale di supply chain migliore e maggiormente integrata.

    Ovviamente, la recente pandemia non può essere classificata come un tipico fattore di rischio: il suo impatto su scala mondiale non è stato previsto, ma eventi fortemente disruptive sono già accaduti nella storia, di cui spesso abbiamo perso le tracce.

    • Nel 2007, il Boeing 787 Dreamliner è stato posticipato a causa di una carenza di ‘elementi di fissaggio’, che in realtà erano le viti e i bulloni che tengono insieme un aereo.
    • Nel 2004, imitando l’incidente accaduto alla nave Ever Given, una petroliera si è incagliata nel Canale di Suez nel 2001 – una nave porta-container piena di console Sony PlayStation 2 destinate al mercato Europeo è rimasta incagliata per due settimane, poco prima di Natale.
    • Nel 2012, un’esplosione ha interessato una fabbrica per la produzione di resine, causando una carenza che ha colpito la produzione di sedili per automobili, freni e serbatoi. All’azienda chimica Evonik sono occorsi sei mesi per riavviare la produzione, con enormi problemi per l’azienda automobilistica Ford.

    Il fattore 75% disruption

    È stato calcolato che oggi quasi il 75% delle aziende hanno subito danni dalle interruzioni della supply chain. Occorre anche considerare che alcune industrie hanno provocato effetti a valanga su altre; quando l’industria dei semiconduttori subisce un calo nella produzione, la maggior parte delle altre industrie sono colpite dal cambiamento nelle forniture.

    Ma per quanto catastrofici possano essere questi incidenti, i leader aziendali devono essere consci del fatto che quando avvengono disruption, è tuttavia possibile minimizzarne l’impatto. Naturalmente ci sono molte sfide da affrontare: spesso non abbiamo un accesso tempestivo a dati accurati che ci consentano di comprendere (per non parlare dell’anticipare) potenziali disruption.

    Quando un’azienda è in grado di elaborare segnali di allerta preventiva, può controllare e gestire in modo proattivo le dimensioni dell’impatto che qualsiasi disruption ha sul proprio business.

    Strategia #1 – Ottimizzare la supply chain

    Ottimizzando in modo tattico la supply chain in cui opera una certa impresa, questa può raggiungere uno stato più elevato di ‘mai l’ultimo a sapere’. Ciò implica il potenziamento del proprio stack IT con un’infrastruttura moderna, guidata dagli eventi (event-driven), per consentire un’attività previsionale e decisionale più agile. L’impresa potrà così beneficiare di informazioni in tempo reale che le consentono di gestire eventi imprevisti, prevedere la domanda, migliorare la soddisfazione dei clienti e, come conseguenza finale, incrementare le vendite.

    Strategia #2 – Costruire un modello di business agile e adattabile

    La lezione di business che si può imparare qui somiglia un po’ a una palma in una tempesta. Se si è in grado di piegarsi, è meno probabile che ci si spezzi. È un fatto poco noto: quando il vento soffia forte sulle palme, non fa altro che rafforzarne le radici: le palme escono da una tempesta ancora più forti rispetto a quando ne sono state investite.

    Lo stesso principio si applica alla supply chain di un’organizzazione: dev’essere abbastanza flessibile da poter assorbire shock, sia grandi che piccoli, compresi i disastri naturali, le fluttuazioni imprevedibili della domanda e persino pandemie non previste.

    Una supply chain adattiva e resiliente può anche aprire opportunità per costruire linee di business completamente nuove. Un esempio è Panera Bread negli Stati Uniti, una catena di bar-tavola calda con oltre 2.300 negozi su tutto il territorio: durante la pandemia, Panera è stata in grado di adattarsi per rispondere alle necessità crescenti delle proprie comunità e al cambiamento dei gusti dei consumatori. Molti negozi stavano sperimentando enormi carenze di cibo e ingredienti e, pur avendo scorte a disposizione, la clientela esitava a visitare i grandi negozi a causa del rischio di contrarre la malattia. È per questo che è nata Panera Grocery; passando dall’ideazione all’implementazione in meno di due settimane, Panera Grocery ha dato ai propri clienti un modo sicuro e conveniente per acquistare cibi di base e farseli spedire – e ha sfruttato la capacità di utilizzare al meglio la propria catena di approvvigionamento esistente assorbendo cosi la pandemia e le conseguenti pressioni economiche.

    Strategia #3 – Essere sostenibili, differenti e conformi

    Lo scopo principale di una supply chain sostenibile non è limitato solamente a ridurre le emissioni di gas serra, ma si deve confrontare con i fornitori su aspetti chiave quali l’ambiente, il lavoro, la diversità e il rischio. Include anche la misurazione, il tracciamento e l’operare per raggiungere la compliance al 100%. Analizzare i fornitori fino al livello (tier) N-esimo minimizza il rischio di subire interruzioni, poiché si possono utilizzare segnali premonitori per scegliere un fornitore alternativo. Sfortunatamente, la maggior parte dei manager non ha visibilità completa oltre il tier 1 sulla propria supply chain, per non parlare dei livelli sottostanti.

    Analizzare la proprio catena di approvigionamenti fino all’N-esimo livello consente a un’azienda di approfondire, analizzare e applicare tecniche di IA (Intelligenza Artificiale) su tutti i propri insiemi di dati, contribuendo così a creare un conoscenza più approfondita e migliorare i processi decisionali. Spingendosi oltre, le organizzazioni devono esaminare non solo modelli, partecipanti e protagonisti nella loro catena di approvigionamento, ma devono anche considerare i fornitori dei propri fornitori. Se il fornitore diretto è conforme ed eticamente corretto, potrebbero esserci subfornitori che impiegano forme di lavoro minorile, traffico di esseri umani o altre infrazioni o crimini dell’epoca attuale.

    Costruire una rete di supply chain

    Il risultato finale delle suddette azioni consente a un’impresa di costruire una vera e propria rete di approvvigionamento. Si tratta di una costruzione virtuale con un insieme corrispondente di entità fisiche che aumenta la collaborazione tra processi di approvvigionamento quando partecipano anche i partner commerciali.

    I dati possono essere scambiati attraversano API su architetture moderne, native cloud, ed elaborati in tempo reale. Mettendo in connessione diverse sorgenti di dati interne con service provider specializzati esterni, come flussi di notizie, dati meteorologici, informazioni logistiche, dati di mercato, dati di vendita, dati di produzione, è possibile dar vita a una supply chain più accurata.

    L’analisi di questo insieme di dati con l’applicazione di modelli IA addestrati, può aiutare a scoprire segnali preliminari di interruzioni e può suggerire come minimizzarne l’impatto. Le tecnologie basate su cloud sono anche più agili e aiutano a adottare velocemente nuovi modelli di business e a ridefinire immediatamente la rete di approvvigionamento.

    Il momento è adesso… è necessario rafforzare le proprie radici per essere in grado di piegarsi ma non spezzarsi, proprio come fanno le palme.

     

     

     

    Alessandro Chimera disruption logistica supply chain Tibco
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