Si è tenuto nei giorni scorsi, presso la sede milanese di Assolombarda, “Cyber security: per una difesa comune dei dati” avvenuto a “Futuro Direzione Nord”, la rassegna di convegni istituzionali promossa dalla Fondazione Stelline. Durante l’evento è emerso un dato allarmante: secondo il rapporto Clusit, l’Associazione italiana per la cybersicurezza, in Italia avviene il 10% dei cyber attacchi globali.
Il panel che ha visto protagonisti Nunzia Ciardi, Vicedirettore Generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Ettore Rosato, Segretario del Copasir, Mario Nobile, Direttore Generale dell’ Agid (Agenzia per l’Italia Digitale), Alvise Biffi, CEO Secure Network e Vicepresidente Assolombarda con delega a Organizzazione, Sviluppo e Marketing, Anna Vaccarelli, Presidente del Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica), Pierguido Iezzi, Direttore del BU Cyber Security Maticmind, e Giuseppe Mocerino, Presidente del Netgroup.
Gli interventi degli esperti in tema cybersicurezza nazionale
“Come ACN”, sottolinea Nunzia Ciardi, “abbiamo appena nominato il comitato tecnico scientifico. I dati ci dicono che è in aumento la forbice tra chi può investire in cybersicurezza e chi non può investire: le grandi aziende hanno fatto grandi passi in avanti; le piccole e medie imprese invece soffrono ancora. Nessuno oggi può fare a meno di digitalizzazione spinta e quindi è necessario difendersi. Il tessuto economico del nostro Paese corre un rischio cyber, spesso però in maniera inconsapevole. Un software malevolo può bloccare una catena di montaggio molto più velocemente di qualunque crisi delle materie prime, mandare in crash siti di e-commerce, costringere dipendenti in cassa integrazione. Sono drammi industriali, commerciali e personali”.
Anche per questo Assolombarda cerca di fornire ai propri membri abilità necessarie per difendersi.
“Da più di 12 anni”, spiega Alvise Biffi, “Assolombarda ha un board dedicato alla cybersicurezza che lavora attivamente per trasmettere le corrette competenze di base per le nostre aziende. Il problema primario è il senso di impotenza che alcune aziende provano: si chiudono a riccio. Le minacce sono uno tsunami e qualcuno sceglie di non metterci nemmeno l’impegno perché convinto di esserne comunque travolto. Lo vedono come un costo e non come un investimento, come gli struzzi mettono la testa sotto la sabbia. Invece bisogna metabolizzare che è un vero investimento per la sopravvivenza dell’azienda e la competitività. Vedo però finalmente una differenza nell’approccio”.
“Oggi non sono necessarie solo competenze per pochi addetti ai lavori”, rimarca Mario Nobile, “ma soprattutto per l’utilizzatore finale. Stiamo lavorando su un’analisi, su una possibilità di trovare le compensazioni per consentire alle imprese di essere detassate per acquisti di prodotti e servizi digitali e la relativa formazione. Serve anche la leva finanziaria”.
La chiosa tocca a Ettore Rosato, intervenuto in videocollegamento, che si concentra sulla sicurezza nazionale. “Siamo in guerra costantemente, sotto attacco di gruppi criminali e di potenze straniere. Noi saremo sempre dell’idea che ci vuole anche un quadro di lavoro europeo sul tema perché l’Occidente, l’Europa, gli Stati Uniti e gli Alleati solo con una stretta collaborazione possono affrontare le sfide che ci sono su questo”.